Domanda:
liquidità per la ditta individuale?
jingdiana
2008-01-04 16:56:33 UTC
Questo anno ho comprato una casa che avevo fatto la mutua con la mia banca.Ma solo 70% rispetta la valuta della mercato.Per un sbaglio di calcola ho usato la mia liquidita per lavoro che non sono poco.La realta riguarda la offerta di mutua avevo fatto con la banca che possa richiedere fino 80%,Come mi avevano gia confermato che divento gia deliberato non puo' modificare.Allora mi sono messo la liquidità che usa per il mio lavoro .Come ho fido anche con la banca ma garantirto con il mio fondi che ora non posso toccare.Mi sto paganto tantissima interessa fosse un stipendio di impiegato normale..Sto una situazione davvero difficile,so la banca mi sta faccento la fregatura che profidava la mia fiducia.Qualcuno mi puo' dare qualche consiglio che come devo fare per andare via dal questo imbarazzo?Sostirtuire il mutua piu liquidita oppure sblocco mio fondi o titoli?
Cinque risposte:
ulalalala
2008-01-04 17:08:01 UTC
con la nuova legge puoi cambiare banca senza spese, cerca un altra banca che ti finanzia l'80% del valore della casa (alcune banche finanziano anche il 100%) la nuova banca farà tutta la procedura per trasferire il mutuo e tu non devi preoccuparti di niente. ovviamente non dire alla nuova banca che vuoi cambiare perchè sei senza soldi, dille che cambi per avere un tasso più basso. quando hai trovato la nuova banca prima di firmare torna alla banca vecchia e digli che se non accettano l'80% andrai da un altra banca che hai già trovato e vedrai che ti danno anche il 10% in più. ciao e buona fortuna.
?
2017-03-09 02:35:01 UTC
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2016-12-18 01:19:28 UTC
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alvaro4ever
2008-01-05 00:45:21 UTC
non è che c'abbia capito molto per la verità.

tu hai un mutuo come privato per la casa. e in più hai una fido cassa come ditta individuale garantito da titoli. giusto?

Quando hai fatto il mutuo, per un motivo o per l'altro, ha preso il 70% del valore della casa e il resto ce li hai messi tu.

E questo 30% l'hai preso dalle disponibilità che avevi e che utilizzavi per il lavoro. Ora, col lavoro avresti bisogno di un po' di liquidità e invece sei costretto ad usare il fido e paghi interessi. E' così la faccenda?



A parte il fatto che non sta scritto da nessuna parte che io banca ti devo dare l'80 il 90 o il 100% della casa. Io ti posso anche dire che al massimo ti do il 10 o 0%. Che c'entra, l'importo del mutuo non è che lo decidi tu, lo si decide in 2. tu e la banca. E anche tutto il resto.

Seconda cosa, tu dici che paghi di interessi quanto uno stipendio. E va bene, ma di quanto cavolo è sto fido? 10 mila euro o 10 milioni di euro? E che tasso ti fanno su uno scoperto garantito? vai e negozia uello prima di tutto no? se ti applicano il 10% fattelo abbassare, che cavolo. Su un garantito chiedi anche un 6,5 - 7% circa che la banca ci guadagna già abbondantemente.

Terzo, se i titoli sono a garnazia non li puoi toccare. Se vuoi puoi chiedere che siano venduti ed estinguere il fido cassa. niente fido niente garanzia, niente garanzia niente fido.

Invece che star li a rinegoziare mutui (che ad oggi ancora non si può fare, c'è una bella legge vuota in italia che dice di si ma nessuna banca la applica) io proverei a estinguere il fdo come ti dicevo vendendo i titoli e chiedere se mi fanno un chirografario per liquidità. Anche quà ovviamente dobbiamo vedere di che cifre stiamo parlado.
2008-01-05 12:38:43 UTC
io direi che date le percentuale economicamente ti conviene andare nelle superflià delle imprese perchè secondo le leggi 90 di seguito tutto si puo fare bisogna elastizzare la situazione cioè i Stati Uniti ed America [modifica]



Il sostantivo "America" deriva dal nome dell'esploratore italiano Amerigo Vespucci, che per primo riconobbe di essere di fronte a un nuovo continente, e non, come si credeva, ad alcune isole asiatiche. La prima volta che comparve il nome "America" fu nella Cosmographiae Introductio, pubblicata nel 1507 dal cartografo tedesco Martin Waldseemüller, che propose di dare al "nuovo continente" il nome di Vespucci.



Inizialmente il nome "America" fu utilizzato per il Sud del continente. Successivamente venne esteso anche alla parte Nord. Ma fu Benjamin Franklin, mediante fitti rapporti epistolari con personalità di ogni classe, a diffondere la parola americani (parola individuante un unico popolo), così da renderla d'uso comune[citazione necessaria].



Stati Uniti d’America [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Storia degli Stati Uniti.



Gli Stati Uniti d’America sono una repubblica federale di tipo presidenziale, che si estende nel sub-continente nordamericano fra il Canada a Nord e il Messico a sud per 9.372.614 Km quadrati con 248.709.873 abitanti, La capitale è Washington, altre città importanti sono New York, Chicago, Los Angeles, Filadelfia ecc.



L’unione è formata da 50 stati di cui 49 continentali e 1 insulare, l’arcipelago delle Hawaii. Altri territori legati agli USA con status particolari sono: Portorico, le isole Vergini Americane, Guam, le Samoa Americane od Orientali, le Marianne Settentrionali, le Caroline Orientali e altre isole del Pacifico.



Geografia [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Geografia degli Stati Uniti.



Gli Stati Uniti comprendono, oltre ai 48 stati continentali, l'Alaska (il più grande degli stati), le Hawaii e vari territori nell'Oceano Pacifico e nei Caraibi, compreso Porto Rico, che è legato agli Stati Uniti in un'associazione chiamata Commonwealth. Il distretto di Columbia contiene la capitale Washington, e originariamente apparteneva al Maryland (e fino alla guerra civile comprendeva anche un pezzo della Virginia).



Gli stati principali sono suddivisi in quelli della costa orientale (East Coast), il sud (South), il Midwest, la zona montana (Mountain states, compreso il Southwest), e la costa occidentale (West Coast). Gli stati della costa orientale sono, da nord a sud, Maine, New Hampshire, Vermont (che non è sulla costa), Massachusetts, Rhode Island (il più piccolo degli stati), Connecticut, New York, Pennsylvania (che è vicino alla costa e la cui metà occidentale è spesso considerata parte del Midwest), New Jersey, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia, Florida. Gli ultimi 5 (dalla Virginia) vengono anche contati come stati del Sud.



Geograficamente questa zona comprende montagne basse e molto antiche, gli Appalachi, con un andamento generalmente da nord-est a sud-ovest, oltre a molti fenomeni locali, compresi i fenomeni glaciali a nord, le faglie tettoniche della valle dell'Hudson, e la zona di origine calcarea (corallina) della Florida. Il corso dei fiumi è generalmente da ovest verso est. I fiumi tendono ad essere di lunghezza limitata ma ampi e dal flusso regolare. Le maree sono spesso forti, soprattutto al nord. Gli inverni sono freddi (nel nord) o moderati (al sud) e umidi, le estati ugualmente umide.

Il Capitol Reef National Park nello Utah.

Il Capitol Reef National Park nello Utah.



Gli stati del Sud comprendono i summenzionati Virginia, Carolina del Nord/Sud, Georgia, Florida, e anche Virginia Occidentale (spesso considerato parte del Midwest, dato che era dalla parte del nord nella guerra civile), Kentucky, Tennessee, Alabama, Louisiana, Arkansas, Oklahoma, Texas (spesso considerato fra gli stati del sud-ovest). Questa zona comprende la parte meridionale (e le cime più elevate) degli Appalachi, e più a ovest le montagne Ozark. I fiumi comprendono le foci del Mississippi e del Río Grande. La più grande influenza climatica viene dal Golfo del Messico, e comprende inverni miti, umidità, e di tanto in tanto uragani.



Gli stati del Midwest comprendono Ohio, Michigan, Indiana, Wisconsin, Illinois, Missouri, Minnesota, Iowa, Dakota del Nord, Dakota del Sud, Nebraska e Kansas. Sono in gran parte stati agricoli e industriali (compresa la "rust belt", la zona industriale "arrugginita" negli anni settanta e ottanta dalla concorrenza, soprattutto giapponese), freddi d'inverno, caldi d'estate, con clima da umido (verso est) a secco (verso ovest). È qui che si trova il "cuore" ("heartland") degli Stati Uniti, ed è considerato un centro di valori morali (lavoro serio, casa e famiglia, i pionieri sulla prateria, e così via) per il resto del paese.



Gli stati della zona montana comprendono Montana, Idaho, Wyoming, Nevada, Utah, Colorado, Arizona, Nuovo Messico. Gli ultimi quattro spesso anche considerati gli stati del sud-ovest. Zona secca, soprattutto a sud, con molti deserti (deserto Sonorano) e le Montagne Rocciose. Inverni molto freddi ed estati miti a nord, inverni miti ed estati calde a sud. Questa è la zona meno abitata del paese, ed è dove si trovano molte delle destinazioni sceniche degli Stati Uniti, per esempio il Grand Canyon (Arizona) e Yellowstone (Wyoming). La geografia della costa occidentale (Washington, Oregon, California) comprende montagne elevate (Sierra Nevada, vari vulcani), deserti (Death Valley), e zone molto umide (la costa, soprattutto a nord).



Popolazione [modifica]



Con circa 300 milioni di abitanti, gli Stati Uniti sono il terzo paese al mondo per popolazione, dopo Cina ed India.



Secondo l'ultimo censimento ufficiale (2000), il 75,1% della popolazione è bianca, il 12,3% negra o di origine afroamericana, il 3,6% asiatica, e solo lo 0,9% di origine amerindia. Va notato che il 5,5% si è dichiarato di altre razze, mentre il 2,4% di origine mista.



I Latinoamericani di ogni razza , costituiscono, sempre secondo l'ultimo censimento, il 12,5% della popolazione. Percentualmente vengono subito dopo i residenti di ascendenza tedesca (15,2%), ma prima di quelli di origine irlandese (10,9%) ed inglese(8,7%). I residenti di ascendenza italiana rappresentano il 5,6% della popolazione totale. Il gruppo comunemente identificato come WASP: Bianco, Anglosassone, Protestante, pur detenendo ancora le leve del potere politico ed economico, non costituisce più la maggioranza della popolazione del paese.



La popolazione è generalmente in crescita, soprattutto grazie a una forte immigrazione, proveniente in buona parte dall'America Latina e dall'Asia. La presenza di immigrati - o di loro discendenti diretti - è molto rilevante nella parte sud occidentale del paese.



L'Affirmative Action, una politica di discriminazione razziale "positiva" contro la popolazione bianca a favore dei gruppi minoritari, ha permesso negli ultimi decenni agli appartenenti alle minoranze etniche, un più facile accesso alle Università, a molti posti di lavoro che precedentemente erano loro preclusi e ad incarichi di grande responsabilità nel mondo politico e nell'alta finanza.



Economia [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Economia degli Stati Uniti.

Manhattan, simbolo della potenza economica statunitense.

Manhattan, simbolo della potenza economica statunitense.



* Dati socio-economici:

o disoccupati: 4,6% (gennaio 2007)

o PIL pro capite: $43.500 (2006)

o Indice di povertà: 12,7% della popolazione

o PIL: 13.049 miliardi di Dollaro statunitense (2006)[1]



Per quanto riguarda il deficit pubblico, nella chiusura del bilancio dell'anno fiscale 2006, la Corte dei Conti statunitense ha rilevato un disavanzo di 8.500 miliardi di dollari, in relazione al taglio dell'imposizione fiscale.

Rapportando questo valore all'inflazione, il valore oltrepassa la soglia dei 46.000USD.



L'economia statunitense comprende settori agricoli (granoturco, grano, allevamenti), industriali (auto, aerospazio, elettronica, petrolio, largo consumo), e di servizi (banche, assicurazioni, commercio, media).



Debito pubblico [modifica]



La Corte dei Conti statunitense ha lanciato l’allarme per il debito pubblico fuori controllo. L’anno fiscale 2006 si è chiuso con un disavanzo di 8500 miliardi di dollari, pari a 6472 miliardi di euro.



I sondaggi dicono che l'opinione pubblica ha un'idea molto vaga sia sull'entità dell'indebitamento pubblico che delle reali conseguenze a lungo termine. Quando però la questione del disavanzo viene esplicitamente menzionata, il 42% degli interpellati afferma che dovrebbe essere una priorità per l'amministrazione, mentre il 38% la considera di secondaria importanza.



Del debito complessivo, 3500 miliardi sono detenuti da enti pubblici USA, 2800 miliardi da cittadini privati USA, e il restante 2200 da persone fisiche e Stati non USA [2].



Allevamento e agricoltura [modifica]



Le aree per l'allevamento comprendono il Texas e le catene montuose Occidentali dove vi è grande disponibilità di praterie per il pascolo. Queste carni sono più adatte alla macellazione.



Le aree dove l'allevamento ha come scopo la produzione di latte, invece, sono il Nord-Est, i monti Appalachi e la zona dei grandi laghi: questa parte di territorio è chiamata "dairy belt".



Per quanto riguarda l'agricoltura, è privilegiata una tecnica di tipo intensivo. Le colture sono suddivise nelle cosiddette belt. La "wheat belt" è la cintura del grano, che comprende la parte centrale degli USA, territorio caratterizzato da un clima secco, quindi non adatto ad altri tipi di coltura. La coltivazione del grano è praticata anche in alcuni Stati del Nord come il Minnesota, il Dakota e il Montana. Questa coltura è diffusa anche in alcune aree del Sud come Texas, Kansas e Oklahoma, dove il grano è coltivato in autunno.

La "corn belt", la cintura del granturco, che comprende quegli Stati che godono di un clima mite durante tutto l'anno, Indiana, Illinois, Iowa e Nebraska, ha portato, grazie all'altissima produzione, gli USA ad essere il primo produttore mondiale di grano turco. La "cotton belt", che non esiste quasi più, includeva le aree del profondo Sud, ora è limitata a Texas, Mississippi, Arizona e California.



Nelle aree più a Sud la coltivazione è stata sostituita da altri prodotti più richiesti sul mercato e che richiedono le medesime condizioni climatiche come il tabacco, il riso , arachidi e canna da zucchero. L'orticoltura è anch'essa molto importante ed è praticata nel Nord-Est vicino alle grandi megalopoli dove vi è una grande richiesta di prodotti deperibili; l'orticoltura è anche diffusa in California e Florida.[3].



Notevole è anche la produzione di legname, grazie agli oltre 300 milioni di ettari di foreste, che permettono una produzione di 500 milioni di metri cubi di legname all'anno.



Pesca [modifica]



Con 5,6 milioni di tonnellate di prodotti ittici, gli USA sono il 6° paese mondiale più pescoso dopo Russia, Cina, Perù, Giappone e Cile. In California e nel Golfo del Messico è fiorente anche l'allevamento di ostriche e crostacei.



Industria [modifica]



L'industria è un altro settore dove gli USA sono estremamente competitivi. È stata favorita sin dal XIX secolo dalle ricche risorse minerarie che hanno fatto sviluppare le industrie del settore. La "manufacturing belt" (la cintura manifatturiera), si estende in tutto il nord est, ma si sta espandendo anche verso sud ed ovest. L'industria statunitense dell'auto è la seconda al mondo, dopo quella del Giappone, per numero di veicoli prodotti e la prima per fatturato. Molto sviluppata è la produzione di aerei e mezzi spaziali, nonostante la recente concorrenza europea. Importanti sono anche le industrie dell'alta moda (New York, Baltimora e Chicago), chimica (raffinerie di petrolio soprattutto nel Texas, pneumatici, materie plastiche, farmaci, prodotti di largo consumo) ed alimentare (produzioni di vario tipo, dominate da grandi aziende come Coca Cola, Altria, Procter and Gamble). Negli USA l'industria elettronica, perlopiù situata sulle coste occidentali, è specializzata soprattutto in prodotti legati all'informatica. Delle produzioni di base, la metallurgia è in fase di ristrutturazione. L'industria statunitense è favorita principalmente da tre fattori: abbondanza di capitali, tecnologie all'avanguardia e diffusione nel mondo dalla fine del XIX secolo.



Terziario [modifica]



Il terziario è il campo dove gli Stati Uniti sono più avanzati. Il 72,1% del PIL deriva dal terziario ed il 73,3% dei lavoratori è impiegato in questo settore. Grande importanza è data ai trasporti con oltre 300.000 Km di rete ferroviaria, usata più che altro per il trasporto merci ed è integrata con un'efficientissima rete stradale; la rete stradale e ferroviaria coprono tutto il territorio favorendo il trasporto delle merci ed i viaggi. Nonostante gli attentati dell'11 settembre il trasporto aereo, con i suoi 16.000 aeroporti, è uno dei preferiti dagli statunitensi, sia per gli spostamenti interni che all'estero. Anche i trasporti navali sono estremamente sviluppati. La sviluppatissima rete di trasporti ha favorito la nascita di attività commerciali ad essa legate come i motel, le assicurazioni, gli spedizionieri e le aree di servizio. Altri settori del terziario molto efficienti sono le scuole private, che offrono, oltre ad un elevato grado di insegnamento, la sicurezza, infatti sono soventi le sparatorie nelle scuole pubbliche dove bisogna passare sotto dei metal detector posti alle entrate; un altro settore è quello dei servizi accessori alle imprese come gli studi di assistenza legale, marketing e pubblicità. Importante è anche il turismo: ogni anno gli USA accolgono 30 milioni di visitatori.



Commercio internazionale [modifica]



Il commercio internazionale vede ai primi posti l'esportazione di prodotti high-tech, tabacco, soia, materie prime e cotone; mentre gli USA importano energia, manufatti di alta qualità (per la maggior parte abiti) e prodotti agricoli tropicali. Il commercio interno è guidato dalle grandi compagnie proprietarie di grandi centri commerciali (department stores) diffusi in tutto il territorio. Il settore dove gli USA non hanno competizione è quello delle telecomunicazioni. Tutti hanno accesso alla Tv satellitare e via cavo, così come alle connessioni Internet anche a grande velocità. Il privilegio degli statunitensi è quello di avere degli stipendi che permettono loro un elevato potere di acquisto.



Politica [modifica]

Per approfondire, vedi le voci Sistema politico degli Stati Uniti e Ordinamento istituzionale degli Stati Uniti.



Il sistema politico degli Stati Uniti d'America comprende il sistema federale che unisce gli stati, e il sistema di ciascun stato.



Nonostante la possibilità teorica di grande indipendenza, gli stati tendono ad assomigliarsi nei sistemi governativi, generalmente basati sul sistema federale con un capo dello stato (il presidente degli Stati Uniti, o il governatore di ciascun Stato), una camera legislativa (di solito bicamerale, con un Senato e una Camera dei Rappresentanti - "House" o "House of Representatives" - e un sistema di giudici e tribunali).



Il rapporto fra il governo federale e gli stati viene regolato dalla costituzione americana, interpretata dalla Corte Suprema.



Il governo federale ha il solo potere costituzionale di regolare il commercio fra gli stati, di proteggere i diritti dei cittadini, e di difendere il paese. Di fatto possiede grandi poteri, che esercita attraverso organismi federali che ad esempio regolamentano la circolazione delle droghe o la cattura dei criminali, ma anche l'educazione e i diritti dei disabili.



Ogni stato elegge al congresso due senatori e un numero di rappresentanti proporzionale alla popolazione (ma almeno uno), una formula che offre un maggiore peso agli stati più piccoli.



Il sistema politico statunitense è bipolare e assegna il potere a chi ha ricevuto più voti tra i due grandi partiti, il partito Democratico (generalmente più vicino alla sinistra) e il partito Repubblicano (generalmente più vicina alla destra).



L'elezione del presidente avviene ogni quattro anni, il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre. L'elezione del Presidente avviene in modo indiretto. I cittadini eleggono i grandi elettori che a loro volta si riuniscono ed eleggono il Presidente. Ogni stato possiede un numero di grandi elettori pari al numero di deputati e di senatori che lo stato esprime.



Con rare eccezioni in ciascuno stato i grandi elettori vengono assegnati alla lista che prende il maggior numero di voti (the winner takes all). Il meccanismo elettorale spinge i candidati a concentrare i propri sforzi per ottenere i voti di pochi decisivi stati nei quali il risultato è incerto, trascurando invece gli stati nei quali con ragionevole certezza il risultato finale è scontato. La scelta del candidato alla presidenza avviene attraverso elezioni primarie che avvengono nel corso di diverse settimane, secondo un calendario che rispecchia la tradizione e vede nell'Iowa e nel New Hampshire i primi stati interessati da questo tipo di voto.



Nel senato una maggioranza di tre quinti è necessaria per porre fine al dibattito. Questo permette a una sostanziale minoranza di bloccare leggi particolarmente sfavorevoli, un processo chiamato "filibuster". Inoltre, se il presidente si rifiuta di firmare una legge (una situazione di "veto"), maggioranze di due terzi sia nella Camera sia nel Senato possono creare una legge senza la firma del presidente. Inoltre, leggi passate dal Senato e dalla Camera spesso sono diverse. Un comitato formato da senatori e rappresentanti ("conference committee") si riunisce per cercare un compromesso accettabile ad ambedue le camere, un compromesso che spesso contiene le preferenze del comitato più che delle due camere, ma le leggi vengono molto spesso approvate comunque. In tutti questi regolamenti spesso la battaglia non è aperta, per esempio spesso il presidente firmerà una legge approvata dai due terzi di ciascuna delle due camere ("a veto-proof majority") pur dichiarandosi contrario.



Infine, la costituzione può essere emendata, mediante due procedure: secondo la prima, il Congresso, con l'approvazione di due terzi di ciascuna delle Camere, propone agli Stati l'emendamento in questione. Con la seconda (che non risulta sia stata mai applicata) il Congresso, dietro richiesta delle legislature di due terzi degli Stati, convoca una Convenzione nazionale per discutere ed abbozzare l'emendamento. A questo punto, in entrambi i casi, è necessario che tre quarti degli Stati approvino l'emendamento. Questa approvazione può essere opera della legislatura dello Stato, o di una apposita convenzione. Tranne in un caso, l'approvazione degli emendamenti è sempre stata opera delle legislature.



Vari emendamenti si sono succeduti nella storia statunitense. Sono famose le modifiche dopo la guerra civile intese a proibire la schiavitù. Clamoroso l'XVIII emendamento che proibisce il consumo dell'alcool, poi nuovamente permesso dall'XXI, emendamento che è stato l'unico ad essere approvato mediante convenzioni statali, e l'unico ad abrogare un precedente emendamento (il XVIII, appunto).



Città [modifica]



Le principali Città degli Stati Uniti d'America:



* Washington (Distretto di Columbia) che è la capitale

* New York City (New York)

* Los Angeles (California)

* Chicago (Illinois)

* Houston (Texas)

* San Francisco (California)

* Philadelphia (Pennsylvania)

* Atlanta (Georgia)

* Dallas (Texas)

* Seattle (Washington)

* Boston (Massachusetts)

* Miami (Florida)

* Las Vegas (Nevada)

* Detroit (Michigan)

* Minneapolis (Minnesota)

* Denver (Colorado)

* New Orleans (Louisiana)

* Phoenix (Arizona)

* Richmond (Virginia)

* St. Louis (Missouri)



Stati [modifica]



La dichiarazione d'indipendenza, in origine, fu firmata da tredici dei cinquanta stati che attualmente costituiscono gli Stati Uniti (la data fra parentesi indica l'epoca della loro entrata nella confederazione):



* Alabama (1819)

* Alaska (1959)

* Arizona (1912)

* Arkansas (1836)

* California (1850)

* Carolina del Nord (1788)

* Carolina del Sud (1788)

* Colorado (1876)

* Connecticut (1788)

* Dakota del Nord (1889)







* Dakota del Sud (1889)

* Delaware (1787)

* Florida (1845)

* Georgia (1788)

* Hawaii (1959)

* Idaho (1890)

* Illinois (1818)

* Indiana (1816)

* Iowa (1846)

* Kansas (1861)







* Kentucky (1792)

* Louisiana (1812)

* Maine (1820)

* Maryland (1788)

* Massachusetts (1788)

* Michigan (1837)

* Minnesota (1858)

* Mississippi (1817)

* Missouri (1821)

* Montana (1889)







* Nebraska (1867)

* Nevada (1864)

* New Hampshire (1788)

* New Jersey (1787)

* New York (1788)

* Nuovo Messico (1912)

* Ohio (1803)

* Oklahoma (1907)

* Oregon (1859)

* Pennsylvania (1787)







* Rhode Island (1788)

* Tennessee (1796)

* Texas (1845)

* Utah (1896)

* Vermont (1791)

* Virginia (1788)

* Virginia Occidentale (1863)

* Washington (1889)

* Wisconsin (1848)

* Wyoming (1890)



Un distretto separato, sotto la diretta autorità del Congresso, è il Distretto di Columbia, ossia Washington, che è anche la capitale della nazione. Inoltre ci sono anche alcune isole dell'Oceano Pacifico e del Mar dei Caraibi che dipendono dagli Stati Uniti:



* Samoa Americane

* Porto Rico

* Isole Vergini Statunitensi

* Guam

* Isole Marianne Settentrionali







* Atollo Johnston (disabitato)

* Kingman Reef (disabitata)

* Isole Midway (disabitate)

* Isola Navassa (disabitata)

* Isola Howland (disabitata)







* Atollo Palmyra

* Isola Baker (disabitata)

* Isola Jarvis (disabitata)

* Isola Wake (disabitata)



Arte e cultura [modifica]

L'obelisco simbolo di Washington.

L'obelisco simbolo di Washington.

Per approfondire, vedi la voce Cultura degli Stati Uniti.



Sebbene la classe dirigente abbia in maggioranza origini inglesi (i primi coloni giunsero sulla costa Est degli attuali Stati Uniti a seguito della repressione dei Puritani dopo la restaurazione stuartiana), la cultura statunitense nasce dalla fusione di numerose culture: nativi americani (o indiani d'America), neri africani, britannici, francesi, spagnoli.



Si usa l'acronimo WASP (White Anglo-Saxon-Protestant) per indicare una tipologia di americano specifica, senza ambiguità: Bianco, Anglosassone, Protestante. Non senza intenti dispregiativi verso gli altri gruppi etnici, provenienti da Irlanda, Svezia, Germania, Olanda, Francia.



Al momento della Rivoluzione americana (1775) la nuova nazione si pone il problema di avere una propria cultura distinta da quella dell'Inghilterra, che fino ad allora aveva governato quei territori. Questo problema è affrontato da Ralph Waldo Emerson in uno dei saggi cruciali della letteratura americana, "Lo studioso americano", che O. W. Holmes definì "la Dichiarazione d'Indipendenza intellettuale americana". Lo stesso problema è affrontato in tutta l'opera di Emerson, tanto che oggi Harold Bloom lo definisce "la figura centrale nella cultura americana".



Nel corso dei decenni gli apporti di altre culture si sono fatti sentire, a seconda dei flussi migratori che si sono succeduti: hanno contribuito l'Irlanda, l'Italia, l'Europa orientale (soprattutto a seguito della forte immigrazione ebraica da Polonia, Ucraina, Bielorussia, ecc.), la Grecia.



Nel frattempo si è sviluppata in territorio statunitense, tra mille contraddizioni e lacerazioni, una cultura afro-americana, legata alla peculiare e travagliata storia degli americani discendenti degli schiavi (ma anche di quella minoranza di africani immigrati nel corso di secoli volontariamente negli Stati Uniti): una delle realizzazioni più rappresentative di questa cultura è il jazz, il più grande ed innovativo contributo statunitense in campo musicale. E in modo ancor più faticoso e drammatico, comincia a uscire dall'isolamento la cultura dei Nativi Americani, ridotti allo 0,8% della popolazione e confinati nelle riserve dove però hanno la possibilità di professare la loro religione e continuare a vivere secondo le proprie tradizioni.



L'immigrazione dal Messico e dagli altri paesi latino-americani ispanofoni, quella cinese e quella giapponese contribuiscono a far sì che la cultura americana assuma (non senza resistenze e incomprensioni) anche caratteri non-europei.



La più recente ondata immigratoria è quella dai paesi islamici, che ancora non si può dire abbia segnato la cultura statunitense nel suo complesso (per quanto l'islam si sia diffuso già a partire dagli anni 1930 tra gli afro-americani).



Per quanto riguarda la cultura degli USA ciò che subito salta all'occhio è lo smodato utilizzo dell'entertainment (ovvero l'intrattenimento), la spettacolarizzazione degli eventi. Tutto, o quasi, negli USA è reso pubblico sotto forma di spettacolo. Anche le recenti elezioni sono state estremamente spettacolarizzate, con fastose convention e raduni che sembravano più degli show televisivi.



Un importante componente della cultura americana è l'American Dream: l'idea che con il duro lavoro, il coraggio e l'autodeterminazione una persona possa guadagnarsi una vita migliore.[4]



Sport [modifica]



Lo sport è importantissimo nella cultura statunitense. Nei college è possibile avanzare negli studi in base ai risultati sportivi, come fecero il cestista Michael Jordan (North Carolina) ed il lottatore di wrestling Brock Lesnar (Minnesota).



Gli sport con il maggior numero di spettatori sono in ordine:



* Pallacanestro (negli USA, Basketball), il principale campionato professionistico è quello NBA (National Basketball Association)

* Football americano (negli USA, Football), il principale campionato professionistico è quello NFL (National Football League)

* Baseball, il principale campionato professionistico è quello MLB (Major League Baseball)

* NASCAR (Automobilismo), oltre a Indicar e ChampCar

* Hockey su ghiaccio, il principale campionato professionistico è quello NHL (National Hockey League)



Il calcio (noto negli USA come soccer) è molto praticato dai giovani ed è lo sport più praticato dalle ragazze (la nazionale statunitense ha anche vinto 2 dei 5 campionati del mondo femminili finora disputati), ma non conta molti spettatori. Ciononostante, l'organizzazione da parte degli USA del Mondiale 1994 ha suscitato un discreto interesse per lo sport e per il locale campionato, la Major League Soccer, fondata nel 1993. La nazionale di calcio statunitense negli ultimi anni è diventata assai più competitiva, pur con andamenti altalenanti (ad esempio raggiunse i quarti nel 2002, ma 4 anni dopo uscì al primo turno).



Otto Olimpiadi si sono svolte negli USA; gli Stati Uniti sono terzi nel medagliere all-time alle Olimpiadi invernali con 218 medaglie vinte (78 d'oro, 81 d'argento e 59 di bronzo),[5][6] e primi nel medagliere all-time alle Olimpiadi estive, con 2321 medaglie vinte (943 d'oro, 736 d'argento e 642 di bronzo).[7][8]



Religione [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Religioni negli Stati Uniti.



* Cristiani 77,5%

o Protestanti 49,2%;

o Cattolici 47,9%;

o Anglicani 1,8%;

o Mormoni 1,4%;

o Ortodossi 0,3%

o Altri Cristiani 1,9%

* Ebrei 1,4%;

* Testimoni di Geova 0,7%;

* Musulmani 0.6%;

* Buddhisti 0.5%;

* Induisti 0.4%;

* Altro 1,0%

* Atei e Agnostici 15,0%.



Ampie possono essere le considerazioni sulla religione. Gli USA sono contraddistinti da un tanto forte quanto variegato spirito religioso che si spiega facendo riferimento alla storia e alla costituzione materiale del Paese. Di fatto si osserva che nascono continuamente moltissime confessioni religiose. I valori religiosi sono una parte importantissima della vita degli statunitensi, come dimostrano le recenti elezioni vinte dal candidato repubblicano George Bush, puntando sui valori familiari della società. [9]



Il Cristianesimo è presente in tutte le sue grandi derivazioni: in maggioranza protestanti (49,2%), seguiti dai cattolici (25,9%), mormoni (1,4%), e cristiani ortodossi (0,3%).



Le confessioni protestanti di maggiori tradizioni sono quelle della tradizione calvinista-riformata (presbiteriana, congregazionalista, nonché i battisti) e gli episcopali, questi ultimi ramo americano dell'Anglicanesimo, cui tradizionalmente fanno riferimento le classi alte (è la confessione della famiglia Bush). Le confessioni più diffuse sono nell'ordine la battista (17.2%), la metodista (7.2%), fede abbracciata dal presidente George W. Bush dopo il matrimonio, la luterana (4.9%), la presbiteriana (2.8%) e la episcopale (1.8%), oltre ad una miriade di Chiese evangeliche, pentecostali e minori. La singola chiesa più diffusa è quella cattolica, rafforzata dall'immigrazione ispanica degli ultimi 30 anni.[10]



Vi sono anche presenze ebraiche (1.4%), islamiche (0,6%), Testimoni di Geova (0,7%), buddisti (0,5%), induisti (0,4%), sikh, caodaisti, shintoisti, e bahai, grazie all'enorme varietà di etnie presenti ogni religione è rappresentata. [11]



Negli ultimi decenni si è sviluppato il fenomeno delle TV and Web Churches, guidate dei cosiddetti tele-predicatori, tra i quali vano ricordati Pat Robertson e Jerry Falwell, animatori della Destra Cristiana, fondamentale per le vittorie elettorali di Ronald Reagan nel 1980 e 1984, nonché per quelle di George W. Bush nel 2000 e 2004. Parallelamente sono nate e cresciute le cosiddette megachurches, grandissime chiese evangeliche non-denominazionali.



Spesso la religione è dietro a molte questioni e controversie politiche riguardanti il razzismo (il movimento per la desegregazione dei neri era guidato da Martin Luther King), il pacifismo (la stessa guerra in Iraq ha diviso il panorama religioso tra favorevoli e contrari), la pena di morte (sostenuta dalle chiese protestanti di stampo evangelical e fermamente contestata dai cattolici), la bioetica, l'omosessualità, l'insegnamento della teoria dell'evoluzione delle specie e il Neodarwinismo.



Fenomeno minoritario anche se in forte crescita è il Neopaganesimo [12], le cui numerose religioni sono tutte presenti negli Stati Uniti. I neopagani statunitensi sono in maggioranza wiccani, ma sono presenti anche ampie comunità di eteni, celtisti e dodecateici. In netta minoranza sono i neopagani romani. Le religioni neopagane hanno trovato, negli Stati Uniti, terreno fertile per l'istituzione di innumerevoli organizzazioni, chiamate Chiese nella maggior parte dei casi, come previsto dalla politica religiosa.



Lingua [modifica]



Anche se gli USA non hanno una lingua ufficiale, l'inglese è de facto la lingua nazionale. Nel 2003, circa 215 milioni, ovverosia l'82%, della popolazione in età scolare, parlava a casa solo inglese.[13]Oltre all'Inglese le lingue parlate in casa più diffuse sono: lo spagnolo, utilizzato da 29,7 milioni; il cinese, da 2,2 milioni; il francese, da 1,4 milioni (con il creolo-francese 1,9 milioni); il tagalog, da 1,3 milioni; il vietnamita, da 1,1 milioni; il tedesco, da 1 milione; l'italiano, da 0,8 milioni. Le lingue autoctone (indiane d'America e Inuit sono parlate da meno dello 0,5% della popolazione.[14][15]



Curiosità [modifica]



Il primo maggio 1866 nello stato dell'Illinois fu promulgata una legge sul massimo di ore lavorative (la giornata lavorativa di 8 ore) che diede la data alla festa dei lavoratori e venne ripresa come esempio dalla Prima Internazionale.



Note [modifica]



1. ^ Per i dati più recenti visitare il sito della casa bianca.

2. ^ Debito estero USA Lista del debito estero degli USA, per mese e nazione creditrice,

3. ^ Antonio Saltini, L'agricoltura americana. I segreti del successo agricolo U.S.A, Edagricole, Bologna 1982.

4. ^ Boritt, Gabor S. Lincoln and the Economics of the American Dream. Pagina 1. dicembre 1994. University of Illinois Press. ISBN 0-252-06445-3.

5. ^ All-Time Medal Standings, 1924–2002. Information Please. Accessed 14 September 2006.

6. ^ Medagliere Torino 2006. Accessed 14 September 2006.

7. ^ All-Time Medal Standings 1896–2000. Information Please. Accessed 14 September 2006.

8. ^ Medagliere Atene 2004. Accessed 14 September 2006.

9. ^ ARIS 2001

10. ^ ARIS 2001

11. ^ ARIS 2001 e CIA - the world factbook

12. ^ Adherents - Neopaganism

13. ^ Inglese U.S. Census Bureau, Statistical Abstract of the United States: 2006, Section 1 Population (pdf), pp. 59 pagine. U.S. Census Bureau. URL consultato il 16 ottobre 2006.

14. ^ J.Q. Adams; Pearlie Strother-Adams. Dealing with Diversity. Chicago, IL, Kendall/Hunt Publishing Company, 2001. 0-7872-8145-X

15. ^ Statistical Abstract of the United States: pagina 47: Table 47: Languages Spoken at Home by Language: 2003. URL consultato il 2006-07-11.



Bibliografia [modifica]



* Samuel Eliot Morison - Henry Steele Commager, Storia degli Stati Uniti d'America, 2 voll., Firenze, La Nuova Italia, 1960.

* Allan Nevins - Henry Steele Commager, Storia degli Stati Uniti, Torino, Einaudi, 1960.

* George B. Tindall - David E. Shi, La grande storia dell'America, 2 voll., Milano, Oscar Mondadori, 1992.

* Furio Colombo, America e libertà. Da Alexis de Tocqueville a George W. Bush, Milano, Baldini & Castoldi, 2005.



Rapporti con l'Italia nel dopoguerra



* Nico Perrone, De Gasperi e l'America, Palermo, Sellerio, 1995 ISBN 8-83891-110-X



Voci correlate [modifica]



* Geografia degli Stati Uniti

* Cultura degli Stati Uniti

* Economia degli Stati Uniti

* Sistema politico degli Stati Uniti

* Sistema sanitario degli Stati Uniti

* Costituzione degli Stati Uniti

* Pena di morte negli Stati Uniti

* Elezioni presidenziali degli Stati Uniti

* Presidenti degli Stati Uniti d'America

* Antiamericanismo

* Bandiere degli stati USA

* Il libro nero degli Stati Uniti

* Esercito degli Stati Uniti

* Diritti umani negli Stati Uniti d'America

* 51° Stato



Altri progetti [modifica]



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Collegamenti esterni [modifica]



* Sito dell'ambasciata d'Italia a Washington DC

* Scheda degli Stati Uniti d'America dal sito Viaggiare Sicuri - Sito curato dal Ministero degli Esteri e dall'ACI

* Sito ufficiale della Fondazione Italia USA



* (EN) Sito della Casa Bianca

* (EN) Reati federali per i quali è prevista la pena di morte

* (EN) Metodi usati dai singoli Stati per la pena di morte

* (EN) Sito del CENUS Americano

* (EN) Sito della Federal Reserve

* (IT) Portale turistico sugli USA

* (IT) States4u.com - Il portale per i tuoi viaggi negli States

Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – Isola di Sant'Elena, 5 maggio 1821) è stato un generale e imperatore francese, nonché figura storica di straordinaria rilevanza.



Prima ufficiale d'artiglieria, poi generale durante la rivoluzione francese, governò la Francia a partire dal 1799: fu primo console dal novembre 1799 al maggio 1804 ed imperatore dei francesi, con il nome di Napoleone I (Napoléon Ier ), dal dicembre 1804 all'aprile 1814 e nuovamente dal 20 marzo al 22 giugno 1815. Fu anche presidente della Repubblica Italiana dal 1802 al 1805 e re d'Italia dal 1805 al 1814, «mediatore» della Repubblica Elvetica dal 1803 al 1813 e «protettore» della Confederazione del Reno dal 1806 al 1813.



Grazie a una serie di brillanti campagne militari e alleanze, conquistò e governò larga parte dell'Europa continentale, esportando gli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale e arrivando a controllare numerosi Regni europei tramite i membri della sua famiglia (Spagna, Napoli, Westfalia e Olanda). La disastrosa Campagna di Russia (1812) segnò la fine del suo dominio sull'Europa. Sconfitto a Lipsia dagli alleati europei nell'ottobre del 1813, Napoleone abdicò nell'aprile del 1814 e venne esiliato all'Isola d'Elba.



Nel marzo del 1815, abbandonata furtivamente l'Elba, sbarcò vicino ad Antibes e rientrò a Parigi «senza sparare un sol colpo», riconquistando il potere per il periodo detto dei Cento Giorni, finché non venne definitivamente sconfitto a Waterloo dalla settima coalizione, il 18 giugno 1815. Trascorse gli ultimi anni di vita in esilio all'isola di Sant'Elena, sotto il controllo degli inglesi. Dopo la sua caduta, il Congresso di Vienna ristabilì in Europa i vecchi Regni pre-napoleonici (Restaurazione).



Fu il primo regnante della dinastia dei Bonaparte. Sposò Joséphine de Beauharnais nel 1796, e in seconde nozze l'arciduchessa Maria Luisa d'Austria, l'11 febbraio 1810, dalla quale ebbe l'unico figlio legittimo, Napoleone Luigi detto il re di Roma (1811-1832). La sua figura ha ispirato artisti, letterati, musicisti, politici e storici, dall'ottocento sino ai giorni nostri.

Indice

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* 1 Primi anni e carriera nell'esercito

* 2 La campagna d'Italia

* 3 La campagna d'Egitto e di Siria

* 4 Il 18 brumaio e il Consolato

o 4.1 Il Consolato

o 4.2 Il Codice napoleonico

* 5 Guerra in Europa, ascesa all'Impero

* 6 Autoincoronazione in Notre-Dame

* 7 La conquista dell'Europa

o 7.1 Il blocco continentale e la conquista della Spagna

o 7.2 La nuova Europa di Napoleone

* 8 Campagna di Russia

* 9 La sconfitta di Lipsia, l'abdicazione e l'esilio all'Elba

* 10 I "Cento giorni"

* 11 Napoleone nella vita quotidiana

o 11.1 Le abitudini alimentari

o 11.2 L'abbigliamento

o 11.3 I divertimenti

o 11.4 Gli amori

* 12 Satira

* 13 L'esilio a Sant'Elena e la morte

o 13.1 Il secondo funerale a Parigi

o 13.2 La tomba

o 13.3 Teorie sulla causa della morte

* 14 Onorificenze

* 15 Note

* 16 Bibliografia

* 17 Filmografia

* 18 Voci correlate

* 19 Altri progetti

* 20 Collegamenti esterni



Primi anni e carriera nell'esercito [modifica]



Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio in Corsica poco più di un anno dopo la stipulazione del Trattato di Versailles (maggio 1768), con il quale la Repubblica di Genova lasciava mano libera alla Francia in Corsica, che fu così invasa dalle armate di Luigi XV e annessa al patrimonio personale del Re.



La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola borghesia còrsa[1] e aveva forse lontane origini nobili toscane (sembra accertato che gli antenati fossero, al servizio di Genova, immigrati in Corsica da Sarzana nel XVI secolo).



Il padre di Napoleone, Carlo Maria Buonaparte (Napoleone "francesizzò" il cognome in "Bonaparte" dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d'Italia), avvocato laureatosi all'Università di Pisa, aveva effettuato ricerche araldiche per ottenere, presso i lontani parenti toscani di San Miniato (Pisa), una patente di nobiltà che gli conferisse prestigio in Patria e gli permettesse di meglio provvedere dell'istruzione dei figli; morì ancor giovane di un tumore, nel 1785. La madre, Letizia Ramolino, sopravvisse allo stesso Napoleone, passando gli ultimi anni della sua vita a Roma, dove morì nel 1836. Letizia Ramolino ebbe 13 figli, di cui solo otto le sopravvissero: i fratelli Giuseppe, Luciano, Luigi e Girolamo; le sorelle Elisa, Paolina e Carolina.



Fu solo grazie al titolo nobiliare ottenuto in Toscana che Carlo poté iscriversi al Libro della nobiltà di Corsica, istituito dai francesi per consolidare la conquista dell'isola, e solo grazie a tale iscrizione, all'età di appena nove anni, il giovane Napoleone fu ammesso il 23 aprile 1779, per iniziativa del padre, alla Scuola reale di Brienne-le-Château, nel nord della Francia, ove rimase per cinque anni. Per migliorare il suo francese e prepararsi alla scuola frequentò prima per quattro mesi il collegio di Autun.



Napoleone inizialmente non si considerava francese e si sentiva a disagio in un ambiente dove i suoi compagni di corso erano in massima parte provenienti dalle file dell'alta aristocrazia transalpina, e lo prendevano crudelmente in giro motteggiando il suo nome come "la paille au nez" (l'accusa di essere straniero l'avrebbe perseguitato per tutta la vita). Senza amici e mal considerato, anche per la fragile apparenza fisica, il giovane Napoleone si dedicò con costanza agli studi, riuscendo particolarmente bene in matematica.



Il 22 ottobre 1784 Luigi XVI gli concesse un posto di cadetto-gentiluomo nella École Militaire di Parigi, fondata da Luigi XV. Nel 1785 tentò di passare in Marina, ma in seguito all'annullamento degli esami d'ammissione di quell'anno, passò in artiglieria, desideroso di abbandonare gli studi al più presto e dedicarsi alla carriera militare. Ottenne quindi la nomina a sottotenente a soli 16 anni e fu distaccato presso un reggimento di stanza a Valence (Drôme), nel sud-est della Francia.



Allo scoppio della rivoluzione, nel 1789, Napoleone (ormai ufficiale del re Luigi XVI) riuscì a ottenere una lunga licenza e ne approfittò per riparare al sicuro in Corsica, ove si unì al movimento rivoluzionario assumendo il grado di tenente colonnello della Guardia Nazionale. Nel 1792 si rifiutò di tornare a servire nell'Armata in Francia e fu pertanto considerato disertore. Su pressione dei familiari, si convinse tuttavia a rientrare a Parigi, dove si presentò al ministro della Guerra e difese la propria causa con tali argomenti e tale abilità da ottenere non solo il perdono e il reintegro, ma persino la promozione ipso facto a capitano.



Nel frattempo (1793) in Corsica infuriava la guerra civile. Già dal 1792 gli eccessi rivoluzionari e l'instaurazione del "Terrore" avevano spinto l'eroe nazionale dell'indipendenza corsa, Pasquale Paoli (che era rientrato trionfalmente nel suo Paese nel 1790, dopo il lungo esilio impostogli dai Re di Francia), a prendere le distanze da Parigi e a riprendere il cammino verso l'indipendenza della Corsica. Accusato di tradimento e inseguito da un mandato di arresto emesso dalla Convenzione il 2 aprile 1792, Paoli ruppe gli indugi il 17 aprile successivo, rivolgendosi con un appello direttamente al popolo corso affinché difendesse la propria patria e i propri diritti. I Buonaparte, che pure avevano sostenuto Paoli al tempo della rivolta contro Genova e poi contro le Armate di Luigi XV (il padre Carlo e forse anche la madre parteciparono accanto a Paoli alla battaglia di Ponte Nuovo contro i francesi), scelsero invece la causa francese. Napoleone fuggì rapidamente ad Ajaccio e di lì riparò con l'intera famiglia - accusata di tradimento - a Tolone.



Da quel momento Napoleone sostenne con decisione la rivoluzione e salì rapidamente nella gerarchia militare. Nel dicembre 1793, come tenente colonnello addetto all'artiglieria, liberò il porto di Tolone dai monarchici e dalle truppe inglesi che li appoggiavano; fu il suo primo clamoroso successo militare, che gli valse la nomina a generale di brigata e l'attenzione del futuro membro del Direttorio Paul Barras, che lo aiuterà poi nella scalata al potere. La sua amicizia con Augustin Robespierre, fratello di Maximilien, lo fece cadere in disgrazia all'indomani del 9 termidoro e la conseguente fine del Terrore. Tuttavia la fortuna gli arrise quando il 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795) Barras lo nominò, all'improvviso, comandante della piazza di Parigi, con l'incarico di salvare la Convenzione Nazionale dalla minaccia dei monarchici (realisti). Con l'aiuto di Gioacchino Murat al comando della cavalleria, Napoleone colpì duramente i rivoltosi scongiurando un nuovo colpo di Stato. In seguito al brillante successo, Barras lo nominò generale del Corpo d'Armata dell'Interno.



La campagna d'Italia [modifica]

Napoleone attraversa le Alpi, Jacques-Louis David

Napoleone attraversa le Alpi, Jacques-Louis David



Il 9 marzo 1796 Napoleone sposò Joséphine Tascher de La Pagerie, vedova Beauharnais, già moglie di un ufficiale ghigliottinato dopo la rivoluzione, e solo due giorni dopo partì per il fronte italiano al comando di 38.000 uomini molto mal equipaggiati, per una campagna che, nei piani del Direttorio, doveva essere semplicemente di «diversione», poiché l'attacco all'Austria sarebbe avvenuto lungo due direttrici sul Reno. Iniziava così la prima campagna d'Italia che avrebbe dimostrato il genio militare e politico di Napoleone il quale, nonostante l'inferiorità numerica e logistica, riuscì a sconfiggere ripetutamente le forze austriache.



Numerose le battaglie contro le forze armate austro-piemontesi a Dego, Millesimo, Cairo Montenotte, Cosseria e a San Michele Mondovì dove vi fu una storica battaglia il 19 aprile 1796 chiamata "Battaglia della Bicocca di San Giacomo" o "Presa di San Michele".[2]. Con l'armistizio di Cherasco costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a pesanti concessioni che ebbero poi conferma con la Pace di Parigi (15 maggio) che assegnava alla Francia rivoluzionaria sia la Savoia che Nizza. Il 10 maggio 1796 sbaragliò l'ultima difesa austriaca nella battaglia al Ponte di Lodi e il 15 maggio dello stesso anno entrò a Milano. Il 16 maggio al posto dello Stato di Milano venne insediata l'Amministrazione Generale della Lombardia, entità politico-militare della quale facevano parte sia francesi (provenienti dalle file dell'Armata d'Italia) sia esponenti illuministi del capoluogo lombardo, come Pietro e Alessandro Verri, Gian Galeazzo Serbelloni e Francesco Melzi d'Eril. Il 9 luglio 1797 venne proclamata la Repubblica Cisalpina (capitale Milano) e, nell'ottobre del 1796, si costituì la Legione Lombarda, prima forza armata composta da italiani ad adottare quale bandiera di guerra il Tricolore (Verde, Bianco e Rosso). Contemporaneamente le ex-legazioni pontificie si costituirono in Repubblica Cispadana e adottarono (7 gennaio 1797) il tricolore quale bandiera nazionale.



Le forze austriache, comandate dall'arciduca d'Austria Carlo, terrorizzate dalla rapida marcia di Napoleone verso Vienna, dovettero accettare una tregua sfavorevole, che si concretizzò nel trattato di Campoformio, il 17 ottobre 1797. Oltre all'indipendenza delle nuove repubbliche formatesi, la Francia acquisiva i Paesi Bassi e la riva sinistra del Reno, gli Austriaci inglobavano i territori della Repubblica di Venezia. Terminava così, con una secca sconfitta dell'Austria, la campagna d'Italia.



Nel corso della campagna d'Italia, Napoleone dimostrò la sua brillante capacità strategica, capace di assorbire il sostanzioso "corpo" delle conoscenze militari del suo tempo (particolarmente i più moderni insegnamenti di Federico II di Prussia) e di applicarlo al mondo reale che lo circondava. Ufficiale di artiglieria per formazione, la utilizzò in modo innovativo come supporto mobile agli attacchi della fanteria. Dipinti contemporanei del suo Quartier Generale mostrano che in queste battaglie utilizzò, primo al mondo in un teatro di guerra, un sistema di telecomunicazioni basato su linee di segnalazione realizzate col semaforo di Chappe, appena perfezionato nel 1792.



La campagna d'Egitto e di Siria [modifica]



Nel 1798 il direttorio, geloso della popolarità del Bonaparte, lo incaricò di occupare l'Egitto per contrastare l'accesso inglese all'India e quindi per danneggiarla economicamente. Un indizio della devozione di Napoleone ai principi dell'Illuminismo fu la sua decisione di affiancare gli studiosi alla sua spedizione: la spedizione d'Egitto ebbe il merito di far riscoprire, dopo centinaia di anni, la grandezza di quella terra, e fu proprio l'opera di Napoleone a far nascere la moderna egittologia, soprattutto grazie alla scoperta della Stele di Rosetta da parte dei soldati al seguito della spedizione. Napoleone aveva da anni accarezzato l'idea di una campagna in oriente, sognando di seguire le orme di Alessandro Magno ed essendo dell'idea che «L'Europa è una tana di talpe. Tutte le grandi cose vengono dall'Oriente».

Napoleone e i suoi generali in Egitto, Jean-Léon Gérome

Napoleone e i suoi generali in Egitto, Jean-Léon Gérome



Dopo un'importante vittoria nella battaglia delle Piramidi, Napoleone schiacciò i mamelucchi di Murad Bay ed entrando al Cairo divenne padrone dell'Egitto. Pochi giorni dopo, il 1° agosto 1798, la flotta di Napoleone in Egitto fu completamente distrutta dall'ammiraglio Horatio Nelson, nella baia di Abukir, cosicché Napoleone rimase bloccato a terra. Dopo una ricognizione sul Mar Rosso, Napoleone decise di recarsi in Siria, col pretesto di inseguire il governatore di Acri Ahmad Jazzār Pascià che aveva tentato di attaccarlo. Giunto però il 19 marzo 1799 dinanzi a San Giovanni d'Acri, l'antica fortezza dei crociati in Terra Santa, Napoleone perse più di due mesi in un inutile assedio e la campagna di Siria si concluse con un fallimento.



Ritornato al Cairo, Napoleone sconfisse il 25 luglio 1799 un esercito di oltre diecimila ottomani guidati da Mustafa Pascià ad Abukir, proprio dove l'anno prima era stato privato di tutta la sua flotta. Preoccupato tuttavia delle terribili notizie che giungevano dalla Francia (l'esercito in ripiegamento su tutti i fronti, il Direttorio ormai privo di potere) e consapevole che la campagna d'Egitto non aveva conseguito i fini sperati, Napoleone, lasciato il comando al generale Kléber, s'imbarcò in gran segreto il 22 agosto 1799 su un piccolo bastimento alla volta della Francia.



Il 18 brumaio e il Consolato [modifica]



Il 9 ottobre sbarcò a Fréjus, e la sua corsa verso Parigi fu accompagnata dall'entusiasmo dell'intera Francia, certa che il generale fosse tornato in patria per assumere il controllo della situazione ormai ingestibile e in effetti era questa l'intenzione di Napoleone. Giunto a Parigi, egli riunì i cospiratori decisi a rovesciare il Direttorio. Dalla sua si schierarono il fratello maggiore Giuseppe e soprattutto il fratello Luciano, allora presidente del Consiglio dei Cinquecento, che con il Consiglio degli Anziani costituiva il potere legislativo della repubblica. Dalla sua Napoleone riuscì ad avere il membro del Direttorio Roger Ducos e soprattutto Emmanuel Joseph Sieyès, il celebre autore dell'opuscolo Che cosa è il Terzo Stato? e ideologo di punta della borghesia rivoluzionaria. Inoltre, dalla sua si schierò l'astutissimo ministro degli esteri Talleyrand e il ministro della polizia Joseph Fouché. Barras, pur membro del Direttorio, conscio delle capacità di Napoleone accettò di farsi da parte.

Il generale Buonaparte al Consiglio dei Cinquecento

Il generale Buonaparte al Consiglio dei Cinquecento



Fatta trapelare la falsa notizia di un complotto realista per rovesciare la repubblica, Napoleone riuscì a far votare al Consiglio degli Anziani e al Consiglio dei Cinquecento una risoluzione che trasferisse le due Camere il 18 brumaio (9 novembre) fuori Parigi, a Saint-Cloud; Napoleone fu nominato comandante in capo di tutte le forze armate. Ciò fu fatto per evitare che durante il colpo di Stato qualche deputato potesse sollevare i cittadini parigini per difendere la Repubblica dal tentativo di Napoleone. L'intenzione di Napoleone era quella di portare le due Camere a votare autonomamente il loro scioglimento e la cessione dei poteri nelle sue mani. Non fu così: il Consiglio degli Anziani rimase freddo al discorso pasticciato di Napoleone per far pressione su di essa, mentre quando Napoleone entrò nella sala del Consiglio dei Cinquecento i deputati gli si lanciarono contro chiedendo di votare per rendere Bonaparte fuorilegge (cosa che voleva significare l'arresto e la ghigliottina). Nel momento in cui sembrava che il colpo di Stato fosse prossimo alla catastrofe, a soccorrere Napoleone giunse il fratello Luciano, che nelle vesti di presidente dei Cinquecento uscì dalla sala e arringò le truppe schierate all'esterno, ordinando che disperdessero i deputati terroristi. Memorabile il momento in cui puntò la sua spada al collo di Napoleone e dichiarò: «Non esiterei un attimo a uccidere mio fratello se sapessi che costui stesse attentando alla libertà della Francia». Le truppe, in gran parte veterani delle campagne di Napoleone, al comando del cognato di quest'ultimo, il generale Victor Emanuel Leclerc e del futuro cognato Gioacchino Murat, entrarono con le baionette innestate e dispersero i deputati. In serata, le Camere venivano sciolte e fu votato il decreto che assegnava i pieni poteri a tre consoli: Roger Ducos, Sieyes e Napoleone.



Il Consolato [modifica]



Nominati consoli provvisori, i tre nuovi padroni della Francia redigevano insieme a due commissioni apposite una nuova costituzione, la costituzione dell'anno VIII che, ratificata con un plebiscito popolare, legittimava il colpo di Stato. Nel pensiero politico di Sieyes, il Consolato sarebbe dovuto essere un governo dei notabili, che assicurasse la democrazia attraverso un complesso equilibrio di poteri. Questo progetto fu mandato all'aria da Napoleone il quale, pur in teoria detentore del solo potere esecutivo, aveva in realtà facile gioco nello scavalcare quello legislativo frammentato in ben quattro Camere. Fattosi nominare Primo Console, ossia concretamente superiore a qualsiasi altro potere dello Stato, Napoleone ricostruiva la Francia con una struttura amministrativa fortemente accentratrice ma così perfetta che è rimasta tale fino a oggi: la Francia veniva frazionata in province, distretti e comuni, rispettivamente amministrate da prefetti, sottoprefetti e sindaci. Le casse dello Stato venivano risanate dalle conquiste di guerra e dalla fondazione della Banca di Francia, nonché dall'introduzione del franco d'argento che poneva fine all'era degli assegnati e dell'inflazione. La lunga lotta contro il Cattolicesimo si concludeva con il Concordato del 1801, ratificato dal papa Pio VII, che stabiliva il Cattolicesimo «religione della maggioranza dei francesi» (benché non religione di Stato), ma non riconsegnava al clero i beni espropriati durante la rivoluzione. Nel campo dell'istruzione, Napoleone istituì i licei e i politecnici, per formare una classe dirigente preparata e indottrinata, ma tralasciò l'istruzione elementare, essendo dell'idea che il popolo dovesse rimanere in una certa ignoranza per garantire un governo stabile e un esercito ubbidiente. Il consolato di Napoleone divenne «a vita» con il plebiscito del 2 agosto 1802. Si apriva la strada all'istituzione dell'Impero napoleonico.



Il Codice napoleonico [modifica]



Durante l'esilio a Sant'Elena, Napoleone sottolineò più volte che la sua opera più importante, quella che sarebbe passata alla storia più delle centinaia di battaglie vinte, sarebbe stato il suo codice civile, il Codice napoleonico. Indubbiamente, la sua frase colse nel segno.

Napoleone Bonaparte primo console, Jean-Auguste-Dominique Ingres

Napoleone Bonaparte primo console, Jean-Auguste-Dominique Ingres



Il Codice napoleonico legittimò le conquiste della rivoluzione francese, fu esportato in tutti i paesi dove giunsero le armate di Napoleone, fu preso a modello da tutti gli Stati dell'Europa continentale e ancora oggi è la base del diritto italiano. Istituita l'11 agosto 1799 la commissione incaricata di redigere il codice civile (composta dal Secondo Console Jean-Jacques Régis de Cambacérès e da quattro avvocati), fu presieduta molto spesso dallo stesso Napoleone, il quale ne leggeva le bozze durante le campagne militari e inviava a Parigi, dal fronte, le sue idee sul progetto.[3].Il 21 marzo 1804 il Codice Civile, da subito ribattezzato Codice napoleonico, entrava in vigore.



Esso eliminava definitivamente i retaggi dell'ancién régime, del feudalesimo, dell'assolutismo, e creava una società prevalentemente borghese e liberale, di ispirazione laica, nella quale venivano consacrati i diritti di eguaglianza, sicurezza e proprietà.



Per l'Italia il valore del Codice napoleonico fu fondante, poiché esso fu portato negli stati creati da Napoleone e confluì poi nel codice civile italiano del 1865.



Di eguale valore e importanza sono anche gli altri codici: quello di procedura civile, emanato nel 1806, quello del commercio (1807), quello di procedura penale (1808) e il codice penale del 1810.



Guerra in Europa, ascesa all'Impero [modifica]



Durante l'assenza di Napoleone impegnato in Egitto, i francesi erano stati ripetutamente battuti in Italia dagli austriaci (battaglia di Novi Ligure) a Cassano d'Adda e sul Reno. La nuova coalizione antifrancese aveva rovesciato la Repubblica Napoletana del 1799, fondata dai francesi, e quella Romana e la Repubblica Cisalpina. Il 6 maggio 1800, sei mesi dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, Napoleone assunse nuovamente il comando dell'esercito francese. Con una marcia esemplare valicò le Alpi al passo del Gran San Bernardo, un'impresa che colse di sorpresa gli Austriaci, i quali vennero rapidamente battuti a Montebello, mentre Napoleone ritornava a Milano. Il 14 giugno 1800 si combatté la battaglia di Marengo. Fu la più celebre della battaglie napoleoniche in Italia, la più dura ma definitiva. Alle tre del pomeriggio Napoleone aveva perso: alle otto della sera il suo trionfo era completo. A rovesciare le sorti della battaglia fu il generale Desaix che, giunto sul campo con nuove truppe, annientò l'esercito austriaco del generale Melas, già certo della vittoria, ma morì in battaglia.[4] A Milano venne provvisoriamente ricostituita la Repubblica Cisalpina che verrà sostituita dopo i Comizi di Lione dalla Repubblica Italiana (1802-1805)

Napoleone sul trono imperiale, Jean-Auguste-Dominique Ingres

Napoleone sul trono imperiale, Jean-Auguste-Dominique Ingres



La pace in Italia venne sancita con la pace di Luneville, che in pratica riconfermava il precedente trattato di Campoformio violato dagli Austriaci.



Nel 1802 venne proclamato Presidente della Repubblica Italiana (il patrizio milanese Francesco Melzi d'Eril ne fu nominato vice Presidente ), titolo che conserverà sino al 17 marzo 1805 quando assumerà quello di Re d'Italia.



Con la pace di Amiens del 1802 anche l'Inghilterra firmava la pace con la Francia. Napoleone aveva distrutto la nuova coalizione antifrancese, assicurandosi anche l'appoggio dello zar di Russia Alessandro I. Per due anni l'Europa fu finalmente in pace.



Nel 1802 Napoleone vendette una parte del Nord America agli Stati Uniti come parte dell'Accordo sulla Louisiana: egli aveva appena fronteggiato un grosso problema militare quando l'esercito, mandato a riconquistare Santo Domingo, dopo aver affrontato la rivolta capeggiata da Toussaint L'Ouverture, fu colpito dalla febbre gialla. La rivolta fu comunque stroncata.[5] Con le forze dell'Ovest in condizioni tali da non poter agire, Napoleone capì che non avrebbe potuto difendere la Louisiana e decise di venderla (8 aprile 1803). Egli ristabilì, nel 1802, la schiavitù nelle colonie francesi.



Autoincoronazione in Notre-Dame [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Primo Impero Francese.

La Corona Ferrea, usata per incoronare Napoleone Re d'Italia

La Corona Ferrea, usata per incoronare Napoleone Re d'Italia



Dopo che Napoleone ebbe allargato la sua influenza alla Svizzera e alla Germania, una disputa su Malta fornì all'Inghilterra il pretesto nel 1803 per dichiarare guerra alla Francia e fornire sostegno ai monarchici francesi che a lui si opponevano. Infatti, la notte di Natale del 1800 Napoleone, la moglie e il suo seguito erano scampati miracolosamente a un attentato dinamitardo nelle strade di Parigi, mentre si recavano all'Opera. Napoleone ne aveva approfittato per mettere fuori legge i giacobini, molti dei quali vennero esiliati in Guyana, e disperdere i monarchici. Per dare ora un segnale forte ai Borboni, che ancora complottavano per ritornare sul trono francese, Napoleone fece catturare a Ettenheim, cittadina dello stato del Baden situata presso il confine francese, il duca di Enghien, legato alla famiglia reale esiliata, che fu accusato di cospirazione contro il Primo Console e fucilato poco dopo. L'evento destò l'indignazione delle corti europee per l'arrogante violazione della sovranità di uno stato estero da parte della Francia e per la sorte riservata al povero duca, e diede uno scossone negativo all'immagine europea del Bonaparte, alla quale invece l'allora ancor Primo Console teneva moltissimo. Il generale Moreau, implicato nel complotto realista, venne invece condannato a soli due anni di carcere ma successivamente gli fu concessa la possibilità di espatriare negli Stati Uniti da dove ritornerà nel 1813 per unirsi all'esercito russo e morire durante la battaglia di Dresda.[6]



Ormai console a vita, Napoleone era in pratica sovrano assoluto della Francia. Il 18 maggio 1804 il Senato lo proclamò imperatore dei francesi. Il 2 dicembre dello stesso anno, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, fu celebrata la cerimonia di incoronazione: dopo che le insegne imperiali furono benedette da papa Pio VII, Napoleone incoronò prima sé stesso imperatore dei francesi, e quindi imperatrice sua moglie Joséphine de Beauharnais.[7]

Incoronazione di Napoleone I, Jacques-Louis David (particolare)

Incoronazione di Napoleone I, Jacques-Louis David (particolare)



Successivamente, il 26 maggio 1805 nel Duomo di Milano, Napoleone fu incoronato Re d'Italia con la Corona Ferrea, custodita nel Duomo di Monza a partire dal 1946.



Rinasceva in Francia la monarchia, ma non era la stessa monarchia rovesciata nel 1792, privata dei poteri già nel 1789. Napoleone non era «re di Francia e di Navarra per grazia di Dio», come citavano le formule dell'ancién régime, ma «Imperatore dei francesi per volontà del popolo». Non veniva ricostruita la nobiltà feudale, ma rimanevano i principi di eguaglianza sanciti dalla Rivoluzione francese. Napoleone era l'imperatore rivoluzionario.



La conquista dell'Europa [modifica]



Nel 1805 si formò in Europa la terza coalizione contro Napoleone; egli aveva trascorso l'ultimo anno sulle coste della Normandia, a preparare una vasta operazione militare con l'alleanza della Spagna contro l'Inghilterra ma, comprendendo la situazione troppo sfavorevole, tornò improvvisamente sui suoi passi e si mise al comando della Grande Armata che, a marce forzate, giunse rapidamente nel cuore dell'Europa per sconfiggere le forze nemiche sul continente. Napoleone aveva fatto bene i suoi conti: il 21 ottobre, infatti, a largo di Trafalgar la flotta francese comandata dal mediocre ammiraglio Pierre-Charles Villeneuve veniva completamente annientata dagli inglesi al comando di Horatio Nelson, che morì durante lo scontro, colpito da un tiro di moschetto. Svanivano per sempre i sogni di invasione dell'Inghilterra.



Le forze coalizzate austriache, prussiane e russe (sotto il nuovo zar Alessandro I) erano numericamente soverchianti. Due i fronti interessati: quello germanico, dove Napoleone in persona guidava la Grande Armée e quello italiano dove il generale Masséna guidava l'Armée d'Italie. A nulla valsero la resa del generale nemico Mack ad Ulm (20 ottobre), la battaglia di Caldiero (30 ottobre) e la conquista di Vienna da parte di Gioacchino Murat: il grosso dell'esercito nemico rimaneva infatti intatto. Il 2 dicembre 1805, tuttavia, anniversario della sua incoronazione, Napoleone mise fine alla terza coalizione nella battaglia di Austerlitz. Rimasta nella storia come il suo capolavoro strategico, con la battaglia di Austerlitz Napoleone divenne padrone dell'Europa.[8]. Il giorno dopo i sovrani d'Europa chiesero la pace. L'Austria perdeva anche Venezia, che veniva unita al regno d'Italia, e perdeva ogni controllo sulla Germania, che ora si ricostruiva come Confederazione del Reno, primo seme dell'unità tedesca sotto il controllo diretto di Napoleone. Si racconta che, dopo aver appreso di Austerlitz, il primo ministro inglese William Pitt avesse chiesto a una nipote di arrotolare la carta dell'Europa esposta in un corridoio di casa. «Non ci servirà per i prossimi sette anni».



L'anno seguente Napoleone sconfisse la Prussia nella battaglia di Jena (14 ottobre 1806).



La quarta coalizione, comandata dalla Prussia, venne sconfitta il 14 giugno 1807 sulle gelide pianure di Friedland, dopo i rovesci alterni della sanguinosissima battaglia di Eylau: lo zar Alessandro I fu costretto a firmare la pace, nell'incontro di Tilsit. In quell'incontro l'Europa venne ufficiosamente divisa in zone d'influenza. Quella occidentale sotto Napoleone, quella orientale sotto lo zar. Rimaneva aperta la questione della Polonia, che Napoleone voleva rendere indipendente, contrariamente alle intenzioni dello zar. Quando il papa rifiutò di aderire all'embargo nei confronti dell'Inghilterra, dichiarando che le sue qualità di pastore universale gli imponevano la neutralità, Napoleone fece occupare Roma dal generale Miollis e il 7 maggio 1809 ordinò l'annessione dello Stato Pontificio all'Impero francese. Il papa rispose con una bolla di scomunica e Napoleone ordinò a Miollis di precedere all'arresto del pontefice. Provvide subito il generale Radet che lo fece trasportare, insieme con il Segretario di Stato cardinale Bartolomeo Pacca, a Grenoble[9] indi a Fontainebleau, dove Napoleone riuscì solo quattro anni dopo a strappargli l'approvazione di un nuovo Concordato.



Il blocco continentale e la conquista della Spagna [modifica]



Per mettere in ginocchio l'Inghilterra, unica potenza ancora in armi contro la Francia, Napoleone avviò un embargo. Tuttavia questo embargo, chiamato Blocco Continentale (poiché, nelle intenzioni del Bonaparte, tutta l'Europa continentale avrebbe dovuto aderire all'embargo contro le isole britanniche) non diede i risultati sperati.

Il fallimento del blocco fu dovuto al fatto che molti paesi europei non vi aderirono completamente, continuando a mantenere scambi commerciali con il nemico. Napoleone, per colpire il Portogallo che manteneva aperti alla flotta inglese i suoi porti, invase la Spagna ed il Portogallo stesso, mentre più tardi l'uscita dal blocco della Russia costringerà Napoleone a imbarcarsi in una campagna catastrofica.

Napoleone a Wagram

Napoleone a Wagram



Nel 1808, sfruttando un diverbio nella famiglia reale spagnola tra il re Carlo IV e il figlio, il principe delle Asturie Ferdinando, Napoleone costrinse entrambi ad abdicare e mise sul trono di Spagna il fratello Giuseppe, facendola così entrare nell'orbita dell'Impero francese. Le truppe francesi conquistavano intanto il Portogallo, ma la situazione divenne presto problematica. Gli inglesi, infatti, sbarcarono in Portogallo truppe al comando del generale sir Arthur Wellesley futuro duca di Wellington, che liberò il Portogallo e rese difficile la campagna in Spagna. Qui, infatti, la popolazione era insorta contro l'occupazione francese e aveva iniziato una durissima guerriglia che mise in ginocchio l'esercito occupante costringendo il re Giuseppe alla fuga e richiese l'intervento diretto di Napoleone. Il 4 dicembre Madrid si arrendeva all'imperatore, ma la Spagna rimase una spina nel fianco poiché Napoleone fu raggiunto dalle notizie della nascita di una nuova coalizione.



Tra il 5 e il 6 luglio 1809 Napoleone sconfisse la quinta coalizione a Wagram, dopo aver occupato Vienna e il palazzo di Schönbrunn. L'Austria subì pesantissime condizioni di pace: il Trentino-Alto Adige/Sud Tirolo, la Baviera, l'Istria e la Dalmazia furono perse. L'indennizzo di guerra fu enorme. Ma la sconfitta del nemico fu definitiva.



La nuova Europa di Napoleone [modifica]



Nel 1810, l'Europa era definitivamente ridisegnata secondo il volere napoleonico. I territori sotto il diretto controllo francese si erano espansi ben oltre i tradizionali confini pre-1789; il resto degli Stati europei era o suo satellite o suo alleato. Il regno d'Italia era nominalmente governato da Napoleone, ma retto dal viceré Eugenio Beauharnais (figlio di primo letto della moglie di Napoleone Joséphine); il principato di Lucca e Piombino (fino al 1809), e quindi buona parte della Toscana (dal 1809), era governata dalla sorella Elisa, andata in sposa al principe còrso Felice Baciocchi; alla sorella Paolina, sposata col principe Camillo Borghese, andò il ducato di Guastalla, poi ceduto al regno d'Italia; il fratello maggiore Giuseppe riceveva il trono di Spagna; il fratello Luigi riceveva il trono d'Olanda, dopo aver sposato Hortense de Beauharnais, figlia della moglie di Napoleone Joséphine; il fratello Girolamo ebbe il regno di Westfalia; il generale Gioacchino Murat, poi maresciallo dell'Impero, ebbe il regno di Napoli, dopo aver sposato la sorella di Napoleone, Carolina; il maresciallo Bernadotte ebbe il trono di Svezia, ma ben presto tradì il suo ex capo entrando nella coalizione che lo avrebbe detronizzato[10]. La Confederazione del Reno era di fatto sotto il controllo di Napoleone.



Dopo la pace di Schönbrunn, Napoleone e l'austriaco Metternich si erano accordati per un matrimonio di Stato. Il 14 dicembre 1809, Napoleone divorziò da Joséphine de Beauharnais, la moglie certo infedele ma amatissima: i due rimasero sempre legati fino alla morte di quest'ultima, avvenuta durante l'esilio di Napoleone all'Elba. Il 1° aprile 1810 Napoleone sposò la figlia dell'imperatore d'Austria, Maria Luisa di Asburgo, nipote di Maria Antonietta, la regina decapitata durante la Rivoluzione (il che provocò non poche polemiche in Francia). Con questo matrimonio l'Austria si era legata a Napoleone, il che portava alla creazione di un'alleanza pressoché indissolubile. Napoleone ebbe un erede legittimo da Maria Luisa, nato dopo un parto difficile il 20 marzo 1811. Tuttavia l'erede dell'Impero, Napoleone Francesco, detto il re di Roma, non sarebbe in realtà mai salito al trono: Napoleone fu detronizzato pochi anni dopo e Napoleone II morì successivamente a soli 21 anni.



Campagna di Russia [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Campagna di Russia.



Alessandro I di Russia aveva cominciato a temere Napoleone e rifiutò di collaborare con lui riguardo al Blocco Continentale. Questa fu la principale causa che spinse Napoleone a invadere la Russia nel 1812, con ben 655.000 uomini, solo un terzo dei quali francesi. I russi, comandati da Kutuzov, decisero la tattica della ritirata piuttosto che scontrarsi contro il preponderante esercito napoleonico. Il 12 settembre nei dintorni di Mosca ebbe luogo la battaglia di Borodino. I russi, sconfitti, ripiegarono e Napoleone entrò a Mosca, convinto che Alessandro avrebbe negoziato la pace. Stabilitosi nel Cremlino, Napoleone non poteva immaginare che la città completamente vuota nascondesse in realtà un'insidia: nella notte Mosca cominciò a bruciare, essendo state appiccate le fiamme da alcuni russi nascosti nelle case[11]. Napoleone, che aveva tentato a più riprese di venire a un accordo con Alessandro I senza riuscire neanche a far ricevere i suoi messi, si rese conto della necessità di ritirarsi. Diede perciò ordine di iniziare la ritirata, (e di far saltare il Cremlino che solo per una miracolosa pioggia fu salvato): era rimasto in Mosca non più di trentacinque giorni.



La Grande Armata francese soffrì gravi perdite nel corso della rovinosa ritirata; la spedizione era iniziata con circa 700.000 uomini (di cui poco meno della metà erano francesi) e 200.000 cavalli, alla fine della campagna poco più di 18.000 uomini riuscirono a mettersi in salvo (470.000 circa furono i morti e 200.000 i prigionieri). Residuarono inoltre solo 10.000 cavalli. Tra il 25 e il 29 novembre, infatti, i resti dell'armata, distrutta dal grande freddo (il "generale inverno") vennero in gran parte annientati dai russi durante il passaggio della Beresina[12]. Intanto, Napoleone era stato raggiunto dalla notizia che a Parigi il generale Malet aveva diffuso la notizia della morte dell'imperatore e tentato un colpo di Stato. Angosciato delle notizie di tradimento (Talleyrand e Fouché stavano ormai tramando col nemico), Napoleone abbandonò precipitosamente la Russia lasciando il comando a Gioacchino Murat e ad Eugenio Beauharnais e tornando nella capitale, dove iniziava a ricostruire un nuovo esercito di 400.000 uomini, in realtà giovanissimi e male addestrati. Le potenze europee, consce dell'atroce disfatta di Russia, sollevarono la testa e formarono una nuova coalizione.



La sconfitta di Lipsia, l'abdicazione e l'esilio all'Elba [modifica]

Napoleone abdica a Fontainebleau, circondato dai marescialli

Napoleone abdica a Fontainebleau, circondato dai marescialli



La prima a unirsi alla vittoriosa Russia fu la Prussia che, abbandonando l'alleanza con Napoleone, si schierò a fianco dell'Inghilterra. Era la settima coalizione. Napoleone non si fece cogliere impreparato, e sconfisse i prussiani prima a Lützen e poi a Bautzen nel maggio 1813. Ma l'insidia più grande era l'Austria, la quale - non rispettosa dei patti - era pronta a scavalcare anche un matrimonio di stato come quello di Napoleone con Maria Luisa pur di sconfiggere l'odiato nemico. Nel corso di un memorabile e burrascoso incontro bilaterale a Dresda, Napoleone e Metternich non riuscirono a giungere a un accordo, e il 12 agosto l'Austria si univa alla coalizione antifrancese. Dopo un'ultima vittoria francese proprio a Dresda, le forze napoleoniche si scontrarono con gli eserciti congiunti di Austria, Russia, Prussia e Svezia (l'esercito di quest'ultima era comandato dall'ex maresciallo francese Bernadotte) nella battaglia di Lipsia, detta "battaglia delle Nazioni" perché vi parteciparono eserciti di tutta Europa. L'inesperto esercito francese, formato in gran parte da giovani reclute, la defezione dei contingenti tedeschi e le soverchianti forze nemiche furono i fattori che determinarono la sconfitta di Napoleone a Lipsia. L'esercito francese fu costretto a una rovinosa ritirata attraverso la Germania in piena insurrezione contro l'occupazione napoleonica, mentre anche l'Olanda si rivoltava e la Spagna era ormai persa.



Rientrato precipitosamente a Parigi, Napoleone doveva subire ora l'insubordinazione di tutti i corpi politici: le Camere denunciarono solo ora la sua tirannia, la nuova nobiltà da lui creata gli girò le spalle, il popolo ormai stanco della guerra rimase freddo, i marescialli dell'Impero cominciarono a defezionare: tra i principali, Gioacchino Murat che passò al nemico per conservare il regno di Napoli.



Il giorno di Natale del 1813 la Francia veniva invasa dagli eserciti della coalizione. Un mese dopo, consegnato al fratello Giuseppe il controllo di Parigi e alla moglie Maria Luisa la reggenza, salutato il piccolo figlio che non avrebbe mai più rivisto, Napoleone si metteva al comando di un esercito di 60.000 veterani della Vecchia Guardia. Per due mesi, Napoleone tenne testa al nemico in quella che sarà definita da alcuni la sua campagna più brillante, vincendo a Brienne (proprio dove aveva studiato l'arte militare), a Champaubert, Montmirail, Chateau-Thierry, Vauchamps, Mormant, Villeneuve, Montereau, Craonne, Laon. Sconfitto infine dalle forze prussiane del feldmaresciallo von Blücher, da quella austriache e da quelle russe di Wintzingerode, consapevole di non poter anticipare le truppe nemiche in marcia su Parigi, Napoleone ripiegò su Fontainebleau ove, appresa la notizia del tradimento del generale Marmont che si era arreso con le sue truppe agli alleati, e scoraggiato dall'atteggiamento rinunciatario del maresciallo Michel Ney, il 4 aprile annunciò ufficialmente la sua intenzione di chiedere la pace.



Intanto il fratello Giuseppe era capitolato e il nemico era entrato vittorioso in Parigi con alla testa lo zar Alessandro I il 31 marzo, che il giorno successivo aveva già fatto affiggere sui muri di Parigi il suo proclama indirizzato al popolo francese.

Residenza Napoleonica a Portoferraio sull'Isola d'Elba

Residenza Napoleonica a Portoferraio sull'Isola d'Elba



A Fontainebleau Napoleone passò giorni duri e difficili. Gli giunse notizia che il nemico aveva rigettato la sua proposta di pace che stabiliva il ritorno ai «confini naturali» della Francia. Lo zar Alessandro I gli impose l'abdicazione. Egli, dopo aver più volte tentennato, decise di abdicare in favore del figlio e della reggenza di Maria Luisa. Ma il nemico decise per un abdicazione totale, poiché Talleyrand aveva già preso accordi per restaurare sul trono i Borboni. Napoleone, indignato, minacciò di rimettersi alla testa dei suoi eserciti e marciare su Parigi, ma i marescialli lo costrinsero a cedere. L'abdicazione divenne effettiva il 6 aprile.



Il 12, Napoleone ingerì una forte dose di veleno ma miracolosamente si salvò.



Dopo un memorabile addio alla Vecchia Guardia, Napoleone subì il dramma della fuga quando, attraversando la Francia del sud, fu costretto a indossare un'uniforme austriaca per non finire linciato dalla folla. Imbarcatosi precipitosamente su un bastimento inglese, il 4 maggio 1814 sbarcò all'isola d'Elba, dove il nemico aveva deciso di esiliarlo, pur riconoscendogli la sovranità sull'isola e il titolo di Imperatore.



Stabilitosi a Portoferraio nei dieci mesi di esilio Napoleone non rimase inoperoso ma costruì infrastrutture, miniere, strade, difese, mentre il Congresso di Vienna che doveva disegnare la nuova Europa della Restaurazione ipotizzava di esiliarlo nell'oceano.



I "Cento giorni" [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Cento Giorni.



Pur impegnato nei lavori sull'Elba, Napoleone continuava a ricevere notizie della situazione francese. Il nuovo sovrano, Luigi XVIII Borbone, era inviso alla popolazione: nel solco della Restaurazione, Luigi stava lentamente smantellando tutte le conquiste della Rivoluzione legittimate da Napoleone. Queste notizie, aggiunte alla voce ormai certa che i nemici fossero prossimi a trasferirlo lontano dall'Europa, portarono Napoleone ad agire. Imbarcatosi in gran segreto con uno sparuto gruppo di granatieri su un bastimento, l'imperatore eluse la sorveglianza inglese e il 1° marzo 1815 sbarcò in Francia nel golfo di Cannes. Iniziavano i leggendari "Cento giorni". La popolazione lo accolse con un entusiasmo sorprendente, e gli eserciti inviatigli contro da Luigi invece di fermarlo si unirono a lui. Il maresciallo Ney, che Napoleone stesso aveva definito «il più prode dei prodi» dopo le sue eroiche imprese nella ritirata di Russia, giurò allora al sovrano borbone che avrebbe condotto Napoleone a Parigi «in una gabbia di ferro». Ma quando i due eserciti si trovarono l'uno di fronte all'altro Napoleone si fece incontro all'esercito avversario e gridò «Chi vuole sparare al suo Imperatore è libero di farlo», fu accolto da un tripudio e lo stesso Ney crollò tra le sue braccia (sfortunatamente per lui, in seguito alla sconfitta di Napoleone a Waterloo, pagò con la fucilazione il voltafaccia). Il 20 marzo Napoleone entrò trionfalmente a Parigi, mentre Luigi era fuggito in gran fretta sotto suggerimento di Talleyrand, il quale al Congresso di Vienna spinse le teste coronate a riprendere la spada contro il despota.



Riorganizzato in gran fretta l'esercito, Napoleone chiese ai nemici nuovamente coalizzatisi la pace alla sola condizione di mantenere il trono di Francia: non venne ascoltato. Intanto, in campo politico, l'imperatore aveva ben compreso i limiti del suo governo precedente e aveva promulgato una costituzione maggiormente liberale, ritornando più fedelmente ai principi del 1789. Per evitare una nuova invasione del suolo patrio, Napoleone fece la prima mossa spostando il conflitto nel Belgio. Il suo piano prevedeva una manovra su due ali che avrebbero diviso e annientato i prussiani e gli inglesi prima che, superiori di numero, potessero congiungersi. L'ala destra da lui comandata impegnò quindi i prussiani di von Blücher a Ligny e il maresciallo Ney attaccò gli inglesi di Wellington a Quatre Bras, ma nessuno dei due combattimenti ebbe esito determinante. Così si giunse al fatale 18 giugno 1815, «la giornata del destino» descritta anche da Victor Hugo, quella della battaglia di Waterloo. Il piano strategico generale di Napoleone venne mandato all'aria dall'inefficienza dei suoi marescialli, principalmente Grouchy, il quale era stato inviato a distruggere la colonna prussiana sfuggita alla battaglia di Ligny, ma in pratica commise l'errore di inseguire solo la retroguardia delle forze prussiane che si erano intanto riorganizzate e che, grazie alla loro determinazione, riuscirono a ricongiungersi con Wellington proprio nel bel mezzo della battaglia di Waterloo sì che le forze inglesi del duca di Wellington, unitesi a quelle prussiane, colsero l'opportunità di sconfiggere i francesi.



Napoleone compì non pochi errori, tra cui quello di affidarsi ai generali Davout, Grouchy e a Ney (l'eroe di Borodino), famoso per ardimento ma non per la sua sapienza strategica, il cui comportamento inutilmente focoso fu fra i fattori determinanti della disfatta. Ultimo ad arrendersi fu il giovane generale della Guardia Imperiale Cambronne[13] che, sacrificando l'intera Guardia, consentì al resto dell'esercito sconfitto di ritirarsi senza ulteriori danni alla volta di Parigi.



Napoleone schierò le sue ultime forze in quadrati e iniziò una lenta, ordinata ma drammatica ritirata. «Wellington è un pessimo generale. Stasera ceneremo a Bruxelles», aveva dichiarato la mattina della battaglia. In serata, l'imperatore era sulla strada di ritorno per Parigi conscio della certezza della fine di ogni suo sogno.

Addii di Napoleone alla Guardia imperiale nel cortile du Cheval-Blanc del castello di Fontainebleau, Antoine Alphonse Montfort

Addii di Napoleone alla Guardia imperiale nel cortile du Cheval-Blanc del castello di Fontainebleau, Antoine Alphonse Montfort



Impostagli dalla Camera la nuova abdicazione («Avrei dovuto farli impiccare tutti», sbottò Napoleone), egli dichiarò di immolarsi «in olocausto per la Francia» e chiese invano che venisse rispettata la sua volontà di porre sul trono all'età giusta suo figlio Napoleone II. Le forze nemiche entrarono a Parigi e rimisero sul trono Luigi XVIII. Napoleone si rifugiò al castello di Malmaison, la vecchia casa dove aveva abitato con la moglie Joséphine, morta da poco. La sua intenzione era di fuggire negli Stati Uniti, ma rifiutò di travestirsi come sarebbe stato necessario per sfuggire alla cattura, perché ciò avrebbe infamato il suo onore. Invece, con un gesto storico, il 15 luglio 1815 Napoleone si arrese agli inglesi salendo bordo della nave HMS Bellerofont. Chiese di essere deportato in Inghilterra, ma i nemici ne avevano già deciso l'esilio a Sant'Elena, piccola isola nel mezzo dell'Oceano atlantico.



Napoleone nella vita quotidiana [modifica]



Le abitudini alimentari [modifica]



Napoleone I non era un gourmet. Pur apprezzando di più alcuni cibi rispetto ad altri (gli piacevano molto la carne di pollo, comunque cucinata, quella di montone alla griglia, le cotolette ed alcuni tipi di frutta) dava scarsa importanza all'alimentazione (era tuttavia molto esigente sulla qualità del pane). Mangiava avidamente e frettolosamente (raramente il suo pasto superava la durata di una decina di minuti, anche quando aveva a mensa ospiti illustri), quasi che ritenesse l'alimentazione un fastidio necessario, da togliersi il più presto possibile.[14] A tavola rispettava poco l'etichetta, anche in presenza di ospiti, e passava spesso, nella frenesia di terminare, dall'uso della forchetta a quello diretto delle proprie mani. Questa fretta nell'assumere i cibi gli procurava sovente grossi problemi di digestione che sfociavano anche in forme acute di congestione, seguite da vomito, od in gastriti.



I pasti giornalieri erano due: la colazione, alle 9 e 30 di mattina ed il pranzo alle ore 18. Il rispetto degli orari dei pasti era cosa normale ma le eccezioni, dovute alla necessità di trattare problemi urgenti con i suoi ministri o generali, anche piuttosto frequenti. In questi casi i ritardi nel mettersi a tavola potevano anche raggiungere più ore: tutti, eventuali ospiti inclusi, attendevano con pazienza che Napoleone avesse concluso e si presentasse per il pranzo o la cena.



Quanto al vino, non era un intenditore e ne beveva poco e di una sola qualità: lo chambertin,[15] che allungava quasi sempre con acqua: tuttavia le bottiglie di chambertin erano un costituente immancabile delle vettovaglie a lui destinate che venivano portate al seguito anche durante le numerose campagne militari. Beveva invece volentieri il caffè: una tazza abbondante dopo il pranzo ed una la sera dopo cena. Non era raro che bevesse tè nel corso della giornata. Era anche ghiotto di orzata, uno sciroppo a base di mandorle amare. Non beveva mai liquori. Quanto al tabacco, non fumava né sigari né pipa, ma si limitava talvolta ad annusarne velocemente una presa. Detestava i farmaci che si rifiutava spesso di assumere anche in presenza di ordine del medico personale.[16]



L'abbigliamento [modifica]



Napoleone I detestava gli abiti attillati, non tanto nel portarli quanto per le difficoltà inevitabili che comportava il porseli indosso: impaziente nel vestirsi, preferiva gli abiti comodi, anche se da ciò talvolta conseguiva un effetto non molto gradevole della sua figura. Abitudinario, non si curava punto della moda ed era un problema fargli smettere vestiti e scarpe per sostituirli con abiti e calzature più à la page. Non portava mai indosso gioielli ed anche nelle grandi occasioni tendeva alla sobrietà, spesso contrastante con il lusso, non di rado stravagante, di coloro che lo circondavano: generali, gran commis e dame dell'alta società parigina. Una costante preoccupazione degli addetti alla sua persona erano i copricapo: aveva l'epidermide della testa molto sensibile e soffriva nel calzare cappelli nuovi per la loro inevitabile rigidità iniziale, per cui tendeva ad indossare i suoi copricapo fino a quando, troppo lisi, era giocoforza cambiarli



I divertimenti [modifica]



Amava molto il teatro: commedie, tragedie, opere liriche e gli spettacoli in genere; in particolare amava la commedia francese ed il melodramma italiano. Frequentava i teatri parigini assai spesso e, durante le campagne, quando, vincitore, si installava in città capitali, si recava a teatro o faceva organizzare spettacoli per sé, il suo seguito di Marescialli ed alti ufficiali e per i nobili del paese in cui si trovava.



Gli amori [modifica]



Napoleone era molto attivo nell'ars amandi. Dotato in questa materia di un senso morale piuttosto convenzionale ed un pochino ipocrita, considerava legittimo per un sovrano come lui (primo console od imperatore che fosse) godere di scappatelle più o meno occasionali con giovani e belle signore o signorine (ma non ammetteva che la moglie Giuseppina potesse fare altrettanto!), però altamente immorale che la cosa fosse compiuta senza le opportune precauzioni al fine di mantenerla riservata. Più volte rimproverò i fratelli Luciano e Girolamo per la dissolutezza della loro vita, quasi pubblicamente ostentata. Era frequente il caso di giovani ed avvenenti signorine, in Francia e nei paesi conquistati, che venivano spinte dalle madri, spesso nobili decadute e rimaste prive di mezzi finanziari adeguati al rango, nelle braccia dell'imperatore, con la speranza di ottenerne poi dei cospicui favori, cosa che si verificava sempre ma molte volte non nella misura sperata. Capitava sovente che si recasse la sera in incognito, a Parigi, presso la casa di queste amanti occasionali o meno, vestito in abiti borghesi ed accompagnato da qualche servitore che lo attendeva con la carrozza fino ad incontro terminato. Neanche l'esilio sull'isola d'Elba ebbe ragione dell'impeto napoleonico: tra le altre, si è parlato di una certa dama Rapallina, principale di quel periodo. Si sa per certo di due figli avuti fuori del matrimonio da amanti non occasionali:



* Carlo, conte Léon (13 dicembre 1806 - 15 aprile 1881)



avuto da Luisa Caterina Eleonora Denuelle de la Plaigne (Parigi, 1787 - ivi, 1868), lettrice della principessa Carolina Bonaparte, già sposata a Jean-Honoré François Revel e da questi divorziata pochi mesi prima della nascita di Carlo[17]



* Alessandro Floriano Giuseppe, conte Colonna-Walewski, (Walewica, 1810 - Strasburgo, 1868), ministro di Napoleone III



avuto da Maria Laczynska (1786 - 1817), giovane polacca moglie dell'anziano conte Attanasio Colonna di Walewice-Walewski, meglio nota con il nome di Maria Walewska, della quale Napoleone fu sinceramente innamorato.



Satira [modifica]



Un personaggio della caratura di Napoleone, con gli enormi sconvolgimenti da lui causati sulla scena europea non poteva sfuggire certo a prese in giro, sarcasmi, e così via. I suoi soldati, specialmente i veterani che lo venerano, gli appioppano il nomignolo: «Le Petit Tondu» o semplicemente «Le Tondu» ("Il Piccolo Calvo" o "Il Calvo"). Gli inglesi invece, che lo detestano (il che è comprensibile, visto che le sue imprese significavano la sconfitta della politica inglese del balance of power), lo chiamano «Boney», contrazione spregiativa di Bonaparte. Durante tutto il periodo di attività di Napoleone la stampa inglese non perde occasione per dileggiarlo e denigrarlo, dipingendolo come il peggiore degli individui e non esita ad attaccarlo anche sui suoi fatti personali. La sua fama negativa in Inghilterra è divenuta tale che si usa dire ai bambini disubbidienti: «Se fai i capricci stanotte viene Boney e ti porta via». Una specie di Uomo Nero insomma.



Con la proclamazione dell'Impero l'ostilità dei vecchi repubblicani rivoluzionari nei suoi confronti, già forte alla nomina di primo console, si consolida in odio. Lo accusano, non del tutto a torto, di aver rinnegato lo spirito della rivoluzione sostituendo al regime assolutista dei Borbone quello dei Bonaparte, che per giunta sono anche dei parvenu, oltre che dei francesi dell'ultima ora (la Corsica fu ceduta alla Francia dalla Repubblica di Genova un anno prima della nascita di Napoleone e riconosciuta come territorio nazionale solo nel 1789). Così alla nascita dell'Impero (1804) compaiono sui muri scritte come questa:

Collabora a Wikiquote (FR)

« NAPOLÉON EMPEREUR DES FRANÇAIS ou CE FOL EMPIRE NE DURERA PAS SON AN »

Collabora a Wikiquote (IT)

« Napoleone imperatore dei francesi ovvero questo folle impero non durerà il suo anno »



Sembrerebbe un normale slogan tuttavia guardandolo bene ci si accorge che la seconda parte, quella dopo l'ou, è il perfetto anagramma della prima. Anche il cognome originale di Napoleone viene anagrammato sui muri di Parigi: «NABOT A PEUR» ("il nano ha paura"), anagramma di "Buonaparte".



Nell'iconografia imperiale, dopo i grandi successi in campo militare ottenuti dall'Imperatore compare un simbolo: una grossa N inscritta in un sole radioso. La didascalia, quando c'è, dice «Napoléon dans le plus grand des astres» ("Napoleone nel più grande degli astri") ma dopo Waterloo ecco comparire la beffarda didascalia omofona: «Napoléon dans le plus grand désastre» ("Napoleone nel più grande disastro"). Anche in Italia non mancano i motti di spirito. Uno di questi, alludendo alle spoliazioni che i francesi, e lo stesso Napoleone, hanno compiuto nei paesi occupati, portando via tesori e opere d'arte in gran quantità, recita (si tratta di uno sfottò a domanda e risposta):



* Domanda: È vero che li francesi so' tutti ladri?

* Risposta: Tutti no, ma buona parte sì.



Dopo la sua morte, apparve a Roma questa pasquinata anonima:

Collabora a Wikiquote « Fu genio onnipotente

Fece tremà er monno

Ora è sparito in fonno

All'abisso der niente



E morse male

Morse talquale

Come more un ciociaro,

Un bullo o un pifferaro. »





L'esilio a Sant'Elena e la morte [modifica]

Napoleone a Sant'Elena

Napoleone a Sant'Elena



Il 16 ottobre 1815 un bastimento inglese giunse a Sant'Elena col prezioso carico. Ivi, con un piccolo seguito di fedelissimi,[18] fu trasferito nel villaggio interno di Longwood, ove rimase fino al decesso.



Napoleone dettò le sue memorie ed espresse il suo disprezzo per gli inglesi, personificati nell'odiosa figura del "carceriere" di Napoleone sir Hudson Lowe (che dal trattamento duro riservato a Napoleone non trasse alcun vantaggio per la sua carriera, anzi fu accusato di essere stato troppo severo nei confronti dell'imperatore francese). Egli dettò al conte de Las Cases il Memoriale di Sant'Elena e nella seconda metà dell'aprile 1821 scrisse lui stesso le sue ultime volontà e molte note a margine (per un totale di 40 pagine).

Longwood House

Longwood House



I dolori allo stomaco di cui già soffriva da tempo, acuitisi nel clima inospitale dell'isola e con il duro regime impostogli, lo condussero alla morte il 5 maggio 1821 alle ore 17:49[19]



Le ultime parole di Napoleone furono: «Francia, esercito, Giuseppina» (France, l'Armée, Joséphine): i tre più grandi amori della sua vita. Egli chiese di essere seppellito sulle sponde della Senna, ma fu invece seppellito a Sant'Elena. Gli inglesi gli tributarono gli onori riservati a un generale.



Il secondo funerale a Parigi [modifica]



Il 2 agosto 1830, nove anni dopo la morte di Napoleone, il re Borbone Carlo X fu costretto ad abdicare e la corona venne concessa a Luigi Filippo d'Orléans di idee più liberali. La statua dell'imperatore fu restaurata sulla colonna di Place Vendôme e vi furono richieste del rientro in patria delle spoglie mortali. Il figlio cadetto del re, il Principe di Joinville, venne incaricato di riportare le spoglie dell'imperatore in Francia e questi, dopo aver ottenuto il permesso dei britannici, diresse una spedizione a Sant'Elena per riportare la salma a Parigi. L' 8 ottobre 1840 venne riesumata la salma che si rivelò intatta (anche per l'effetto conservante dell'arsenico secondo alcuni autori), vestita nell'uniforme di colonnello dei cacciatori della guardia. Ricomposto il corpo in una bara di ebano, l'imperatore iniziò il suo viaggio di ritorno in Francia, dove arrivò a Cherbourg il 29 novembre, salutato dalle salve di cannone del forte e delle navi militari presenti.

Il corteo funebre di Napoleone a Parigi del 15 dicembre 1840

Il corteo funebre di Napoleone a Parigi del 15 dicembre 1840



Il 15 dicembre 1840 ebbe luogo il funerale solenne a Parigi celebrato con tutti gli onori del rango imperiale. Disposto il feretro su di un carro trainato da 16 cavalli, scortato dai Marescialli di Francia Oudinot e Molitor, l'ammiraglio Roussin e il generale Bertrand, a cavallo, sui quattro lati, il corteo funebre passò sotto l'arco di trionfo, tra due file di insegne con l'aquila imperiale, salutato dalle salve di cannone e accolto dalla famiglia regnante in nome della Francia. Il generale Bertrand che aveva fedelmente accompagnato Napoleone all'Elba e a Sant'Elena venne incaricato dal re di porre la spada e il copricapo dell'imperatore sulla bara, ma non vi riuscì per l'emozione e fu sostituito dal generale Gourgaud. Più tardi, nel 1843 Giuseppe Bonaparte inviò il gran collare, il nastro, e le insegne della Legion d'Onore che suo fratello aveva indossato.



La tomba [modifica]

La Tomba di Napoleone nella chiesa di Saint-Louis des Invalides

La Tomba di Napoleone nella chiesa di Saint-Louis des Invalides



I resti di Napoleone riposano in un monumento che si eleva al centro della cattedrale di Saint-Louis des Invalides. Il monumento, concepito dall'architetto Louis Visconti, venne terminato nel 1861. Consiste in un immenso sarcofago di quarzite rossa della Finlandia. Il trasferimento dalla cappella di Saint-Jérôme dove era stata deposta la salma nel 1840, alla sala centrale della cattedrale di Saint-Louis des Invalides venne effettuato con cerimonia non pubblica il 2 aprile 1861, alla presenza dell'imperatore Napoleone III.



Teorie sulla causa della morte [modifica]



La causa della morte di Napoleone non è certa. La versione ufficiale parla di morte dovuta a un tumore allo stomaco, come risultò dall'autopsia. Lo stesso padre di Napoleone morì per la stessa malattia. Ci sono anche varie teorie che sostengono la tesi del lento avvelenamento con l'arsenico. Infine secondo un'altra teoria furono i medici di Napoleone a causarne la morte: a causa del tumore allo stomaco cercavano di alleviargli i dolori sottoponendolo a clisteri giornalieri e gli somministravano sostanze varie per farlo vomitare. Queste cure privarono l'organismo di Napoleone di potassio, avendo come risultato una grave forma di tachicardia che lo uccise.



Nel 1955 furono pubblicati i diari di Louis Marchand, cameriere di Napoleone. La sua descrizione negli ultimi mesi prima della morte porta alcuni alla conclusione che sia stato avvelenato con l'arsenico. L'arsenico a quel tempo era talvolta utilizzato come veleno ed era difficilmente rilevabile se somministrato per un lungo periodo di tempo.



Nel 2001 Pascal Kintz dell'Istituto di medicina legale di Strasburgo aggiunse credibilità a questa ipotesi con uno studio sul livello di arsenico da sette a ventotto volte superiore al livello normale trovato in una ciocca di capelli di Napoleone conservata dopo la sua morte.



Analisi più recenti sulla rivista Science et Vie mostrarono che una simile concentrazione di arsenico era presente in campioni di capelli di Napoleone presi nel 1805, 1814 e 1821. L'investigatore incaricato (Ivan Ricordel, responsabile di tossicologia della Polizia di Parigi), stabilì che se l'arsenico fosse stata la causa della morte, sarebbe dovuto morire anni prima. L'arsenico era del resto usato in molte carte da parati (per il colore verde) e spesso in qualche medicina, sicché il gruppo sostenne che facilmente la fonte poteva essere qualche lozione per i capelli.



La questione della morte di Napoleone per avvelenamento è, oggi (2006), tutt'altro che chiusa. Le analisi che indicherebbero un possibile avvelenamento ambientale da arsenico, svolte dal laboratorio della Prefettura di Parigi nel 2002, sono state a loro volta contestate dai sostenitori dell'omicidio per avvelenamento, non solo perché eseguite con metodi che non sono tra quelli validati dai tribunali internazionali, ma anche per alcune incongruenze tecniche nelle analisi stesse. Al contrario, sempre il dottor Kintz, specialista di fama mondiale nel campo delle analisi tossicologiche, ha svolto ulteriori analisi nell'autunno 2003 presso i laboratori dell'Università del Lussemburgo, secondo procedure legalmente riconosciute e con moderne tecniche (nano-secondary ion mass spectrography): le analisi hanno rivelato che l'arsenico dei capelli di Napoleone è presente non solo sulla superficie del capello, ma anche nel suo midollo, il che sta a indicare indubitabilmente un'origine endogena (cioè vi sarebbe giunto attraverso il flusso sanguigno).



Tornerebbe quindi plausibile l'ipotesi dell'avvelenamento da ingestione, confutando così l'ipotesi di una casuale «contaminazione ambientale». Sinteticamente sono tre le ipotesi più accreditate, sull'avvelenamento da arsenico di cui Napoleone sarebbe deceduto:



* avvelenamento graduale dietro ordine del governo inglese, che trovava ormai eccessivo il costo del suo mantenimento e relativa sorveglianza



* avvelenamento graduale perpetrato da una delle persone al seguito, il conte Carlo Tristano di Montholon (Parigi, 1782 - ivi, 1853), responsabile della cantina, la cui moglie Albina de Vassal era notoriamente amante di Napoleone: in questo caso il movente sarebbe stato la gelosia, unitamente alla consapevolezza di essere il principale beneficiario dell'eredità dell'ex imperatore.[20]



* avvelenamento casuale. Napoleone era ghiotto di orzata, uno sciroppo a base di mandorle amare che contengono notoriamente arsenico. Gli veniva anche spesso somministrato del calomelano, un composto a base di sali di mercurio, usato nella farmacopea come disinfettante intestinale, lassativo e diuretico: una combinazione delle due sostanze ingerite contemporaneamente in un momento di spossatezza fisica gli sarebbe stato fatale.



La querelle, che imperversa tra gli esperti napoleonici, ha anche riflessi nella lotta per il predominio culturale su tale "mondo" e vede coinvolti da una parte, la Societé napolonienne internationale e, dall'altra, la Fondation Napoléon.



È forse il caso di ricordare le parole che un grande cultore dell'epopea napoleonica, David Chandler, recentemente deceduto, ha rilasciato nel corso di una delle sue ultime interviste (Sunday Times, 12 gennaio 2003): «È per me chiaro, ora, che Napoleone è stato avvelenato. Oggi accetto questa conclusione, sebbene per molti anni abbia fortemente dubitato sull'intera questione.»



Il 13 gennaio 2007 è stato pubblicato un articolo che conformerebbe la tesi del cancro allo stomaco causato da un'infezione cronica da Helicobacter pylori. Secondo tale studio, pubblicato sulla rivista «Nature Clinical Practice Gastroenterology and Hepatology» da parte di alcuni ricercatori svizzeri, canadesi e americani, le tracce di arsenico si spiegherebbero con il fatto che era usanza tra i viticoltori dell'epoca pulire l'interno delle botti con tale elemento chimico.



Onorificenze [modifica]

Grand maître della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria



Grand maître della Legion d'onore



tabella completa - edit







Note [modifica]



1. ^ Secondo quanto riferito da A. Vieusseux nel suo Napoleon Bonaparte: His sayings and his deeds (due volumi). Charles Knight & Co., 1846., vol. I a pag. 5 «La famiglia Bonaparte era della classe definita "famiglie di cittadini" o notabili di Corsica, una sorta di nobiltà minore; poiché i Genovesi, che erano all'epoca Signori di Corsica, non riconoscevano come tale alcun patrizio, eccezion fatta per coloro che erano iscritti nel libro d'oro a Genova. Gli antenati della famiglia Bonaparte sembra fossero immigrati da Genova ad Ajaccio, insieme a numerosi altri coloni, circa alla fine del XV secolo. Un'altra famiglia, ovvero un ramo lontano della stessa famiglia, dal nome Bonaparte, o piuttosto Buonaparte, era già stanziata in tale periodo nella città di San Miniato, in Toscana, e aveva da allora prodotto diversi uomini dotti.»

2. ^ Questa battaglia fu anche ricordata dal Carducci nella sua opera Rime

3. ^ Curioso l'episodio in cui lo stesso Napoleone stupì i giuristi del Consiglio di Stato citando con disinvoltura le leggi romane, apprese dalla lettura delle Istituzioni di Giustiniano, avvenuta in gioventù durante un breve periodo di prigionia

4. ^ Napoleone stesso attribuì la vittoria di Marengo a Desaix, piangendone la morte.

5. ^ La spedizione era stata affidata al cognato di Napoleone, generale Victor Emanuel Leclerc, che morì di febbre gialla dopo aver catturato il capo dei ribelli.

6. ^ Il ministro Talleyrand così si espresse a proposito dell'uccisione del duca d'Enghien: «... è stato peggio di un delitto, è stato un errore!». Questa frase tuttavia viene attribuita da alcuni al capo della polizia Fouché.

7. ^ L'incoronazione imperiale di Napoleone costò all'amministrazione statale 5.151.574 franchi, sei volte di più di quella di Luigi XVI. Sono apocrife le voci secondo cui Napoleone avrebbe strappato la corona dalle mani del Papa durante la cerimonia, per non assoggettarsi all'autorità pontificia.

8. ^ «Quando tornerete a casa, vi basterà dire "Io ero con lui nella battaglia di Austerlitz", e poi racconterete che in meno di quattro ore abbiamo battuto e disperso un esercito di 100.000 uomini comandato dagli imperatori di Russia e Austria» disse Napoleone alle sue truppe dopo la vittoria.

9. ^ Il cardinale Pacca fu separato poi dal papa ed inviato alla fortezza di Fenestrelle ove rimase prigioniero fino al 1815

10. ^ Bernadotte aveva sposato Désirée Clary, prima fiamma di Napoleone, e sorella della moglie di Giuseppe Bonaparte.

11. ^ L'ordine di incendiare la città fu dato dal governatore civile di Mosca, conte Rostopčin e gli incendi ebbero un impatto sui francesi più psicologico che altro

12. ^ In realtà il caldo delle pianure russe durante le marce verso Mosca fu altrettanto micidiale che il freddo dell'inverno: malattie e colpi di sole procurarono gravi perdite nella truppa mentre l'eccessivo caldo provocò una moria nei cavalli da guerra. Napoleone si preoccupò con i suoi bollettini e i successivi discorsi al Senato, di addossare all'inverno russo (che quell'anno arrivò invece tardi rispetto al solito), la colpa della disfatta.

13. ^ Circola l'aneddoto, narrato anche da Hugo ne I miserabili, che all'imposizione di resa degli inglesi Cambronne abbia risposto semplicemente «*****»; fonti storiche sostengono invece che abbia risposto con un più formale e militaresco «La Guardia muore ma non si arrende» (Cambronne comunque smentì sempre di aver pronunciato quella parola).

14. ^ Nel periodo consolare amava ripetere:

Collabora a Wikiquote « Se volete mangiar bene, pranzate con il secondo Console, se volete mangiare molto , pranzate con il terzo Console, se volete mangiare in fretta, pranzate con me. »



(Napoleone Bonaparte, 1° Console)

15. ^ Si tratta di un vino di Borgogna proveniente dal territorio del comune di Gevrey-chambertin. Nell'esilio dell'Isola di Sant'Elena, non potendo avere lo chambertin, si faceva procurare un vino sudafricano

16. ^ Quello con il quale ebbe il miglior rapporto era il dottor Corvisart, che salutava allegramente il mattino: "Salve, vecchio mio, quanti pazienti avete già ucciso oggi?"

17. ^ La nascita di Carlo Leone smentì la convinzione che Napoleone fosse sterile, convinzione originata dal fatto che la moglie Giuseppina, dopo circa dieci anni di matrimonio non gli aveva ancora dato un figlio nonostante lei ne avesse avuti due dal precedente marito. Questo fatto dimostrava il contrario: era Giuseppina che era divenuta sterile e Napoleone iniziò da allora a pensare al divorzio che gli avrebbe consentito di sposare una donna in grado di dargli un erede dell'impero

18. ^ A Napoleone fu concesso di farsi accompagnare da tre ufficiali più un chirurgo e dodici domestici, tutti scelti fra coloro che lo accompagnarono in Inghilterra sul Bellerophon (ma con l'esclusione dei generali Savary e François Antoine Lallemand). A seguito delle sue proteste, gli furono concesse quattro persone anziché tre:

* Il generale Carlo Tristano, conte di Montholon (1783 - Parigi, 23 agosto 1853), accompagnato dalla moglie Albine de Vassal e dal figlio cinquenne Tristano. Rimarrà a Sant'Elena fino alla morte di Napoleone.

* Il generale Henri Gratien Conte di Bertrand (Chateux-Roux 28 marzo 1773 - ivi, 31 gennaio 1844), accompagnato dalla moglie Fanny de Dillon e dai tre figli. Rimarrà a Sant'Elena fino alla morte di Napoleone.

* Il generale barone Gaspard Gourgaud (Versailles, 14 novembre 1783 - Parigi, 25 luglio 1852), scapolo. Rientrerà in Europa nel 1818 a causa dei dissidi con il Montholon.

* Il funzionario Emanuele Agostino Giuseppe, conte de Las Cases (Revel, 21 giugno 1766 - Passy, 15 maggio 1842), accompagnato dal giovanissimo figlio. Rientrerà in Europa nel novembre 1816, espulso dal governatore dell'isola per aver inviato lettere senza il suo permesso.

19. ^ Poco dopo aver appreso la notizia Alessandro Manzoni scrisse la famosa ode Il cinque maggio, che ebbe una forte risonanza in tutta Europa e che fu tradotta in tedesco da Johann Wolfgang Goethe.

Collabora a Wikiquote « Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: noi chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar »



(Alessandro Manzoni)

.

20. ^ Montholon avrebbe avuto altri due buoni motivi per odiare Napoleone: divenuto colonnello nell'armata francese fu nominato nel 1809 Ambasciatore presso il granducato di Würzburg (Il Granduca di Würzburg era fratello dell'imperatore d'Austria e quindi zio della seconda moglie di Napoleone, Maria Luisa d'Austria). Innamoratosi nel 1809 di Albina de Vassal, che gli diede nel 1810 un figlio, si vide rifiutare il medesimo anno da Napoleone il consenso alle nozze a causa del passato non proprio limpido dell'amata. Con uno stratagemma riuscì tuttavia a strappare il consenso dell'imperatore durante il passaggio per Würzburg della Grande Armée diretta in Russia ma nell'ottobre 1812 Napoleone ne fu informato ed infuriatosi, fece immediatamente destituire il Montholon dal rango di Ambasciatore. L'altro motivo è da ricercarsi nella partenza di Albina con i due figli da Sant'Elena, voluta da Napoleone per utilizzare la donna come messaggero presso i nostalgici francesi. Tuttavia il futuro comportamento di Montholon, dopo anni di battaglie legali per far riconoscere il testamento di Napoleone a suo favore, quello cioè di fervente bonapartista fino al punto di tentare una rivolta a fianco di Luigi-Napoleone che gli costò sei anni di carcere, smentirebbero la tesi dell'odio verso l'ex imperatore



Bibliografia [modifica]



In italiano sono attualmente reperibili i seguenti volumi:



* Luigi Mascilli Migliorini, Napoleone, ed. Salerno, Roma, 2001

* Georges Lefebvre, Napoleone, ed. Laterza, Roma-Bari, 2003

* Jacques Bainville, Napoleone, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano, 2006 ISBN 88-8490-920-1

* Guido Gerosa, Napoleone, un rivoluzionario alla conquista di un impero, Milano, 1995

* Antonio Spinosa, Napoleone il flagello d'Italia, Mondadori, Milano, 2003

* Alain Pillepich, Napoleone e gli italiani, il Mulino, Bologna, 2003

* Gianni Rocca, Il piccolo caporale, Napoleone alla conquista dell'Italia 1796-97 e 1800, Mondadori, Milano, 1996

* Sergio Valzania, Austerlitz, la più grande vittoria di Napoleone, Mondadori, Milano, 2005

* Alessandro Barbero, La battaglia, storia di Waterloo, Laterza, Roma-Bari, 2003

* Emil Ludwig, Napoleone. Voleva dominare il mondo ma fu sconfitto... Ma oggi tutti lo ricordano, mentre il nome dei vincitori è caduto nell'oblio, ed. BUR, Milano 000

* Alexandre Dumas (padre), Napoleone, ed. Newton & Compton, Roma, 2002

* Vittorio Criscuolo, Napoleone, ed. Il Mulino, Bologna, 1997

* Dilvo Lotti, Napoleone Buonaparte Toscano Europeo, Edizioni dell'Erba, Fucecchio, 1995, ISBN 88-86888-00-7

* Constant Wairy, Il Valletto di Napoleone (tit. origin. Mémoires intimes de Napoléon Ier par Constant, son valet de chambre, (a cura di Patrizia Varetto), Sellerio Editore, 2006, Palermo ISBN 88-389-2190-3



Di queste biografie, quelle del Dumas e del Criscuolo sono le più romanzate e piacevoli nella lettura, le prime due invece scritte con piglio storiografico danno una lettura obiettiva del personaggio.



* David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, ed. RCS Libri - Superbur Saggi, Milano, 2002, ISBN 88-17-11577-0

* David G. Chandler, I marescialli di Napoleone, ed. BUR, Milano, 1996



Questi due volumi, scritti da uno dei più importanti esperti militari del periodo napoleonico, offrono una chiara comprensione del suo genio tattico.



* Emmanuel de Las Cases, Il memoriale di Sant'Elena, ed. BUR, a cura di Luigi Mascilli Migliorini, 2 voll., Milano, 2004, ISBN 8817107905

* Napoleone Bonaparte, Autobiografia, a cura di A. Malraux, ed. Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1994, ISBN 8804394943

* Napoleone Bonaparte, Aforismi politici, pensieri morali e massime sulla guerra, ed. Newton & Compton, Roma, 2002, ISBN 888289780X



Queste ultime opere fanno parlare Napoleone stesso. Principale resta il Memoriale, la vera autobiografia napoleonica, mentre le ultime due sono raccolte di frasi, lettere, proclami.



In francese un testo famoso è:



* Max Gallo, Napoléon, Paris, Edition Robert Laffont, 2002, ISBN 2-221-09796-3



Filmografia [modifica]



Di seguito sono citati i film reperibili in lingua italiana che hanno avuto per soggetto centrale il personaggio di Napoleone Bonaparte e le sue vicende storiche.



* 1927 - Napoléon di Abel Gance con Albert Dieudonné (Francia) - storia di Napoleone dalla fanciullezza alla campagna d'Italia del 1796, in 235', prima parte di un ciclo mai realizzato.

* 1935 - Campo di maggio di Giovacchino Forzano con Corrado Racca (Italia) - Dall'esilio a Sant'Elena, Napoleone rievoca i Cento Giorni e Waterloo, in 103'.

* 1943 - Sant'Elena, piccola isola di Renato Simoni con Ruggero Ruggeri (Italia) - La storia dell'esilio dell'imperatore a Sant'Elena, in 82'.

* 1952 - Napoleone di Carlo Borghesio con Renato Rascel (Italia) - commedia parodistica in cui il busto di Napoleone racconta le sue gesta a quello di Giulio Cesare, in 90'.

* 1954 - Désirée di Henry Koster con Marlon Brando (USA) - La tormentata vicenda d'amore tra Napoleone e la sua fiamma Désirée Clary, conclusa col matrimonio con Giuseppina, in 110'.

* 1954 - Napoleone Bonaparte di Sacha Guitry con Daniel Gélin e Raymond Pellegrin (Francia-Italia) - la storia completa di Napoleone dalla nascita alla morte raccontata da Talleyrand ai suoi amici, in 180'.

* 1960 - Napoleone ad Austerlitz di Abel Gance con Pierre Mondy (Francia-Italia-Jugoslavia) - Napoleone dall'incoronazione alla battaglia di Austerlitz, in 170'.

* 1970 - Waterloo di Sergej Bondarčuk con Rod Steiger (URSS-Italia) - I Cento Giorni e la battaglia di Waterloo (forse la più lunga nella storia del cinema) in 135' - quattro ore in originale.

* 2002 - Napoléon di Yves Simoneau con Christian Clavier (Francia, Germania, Italia, Canada, USA) - produzione televisiva in quattro puntate tratta dal ciclo di Max Gallo con Isabella Rossellini, Gerard Depardieu e John Malkovich.

* 2006 - N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì con Daniel Auteuil (Italia) - tratto dall'omonimo romanzo di Ernesto Ferrero (premio Strega 2000), è ambientato durante l'esilio di Napoleone all'Elba.



Voci correlate [modifica]



* Primo Impero Francese

* Restaurazione

* Cronologia dell'Epopea napoleonica

* Famiglia Bonaparte



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* Wikiquote



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Collegamenti esterni [modifica]



* Diciassette capitoli per raccontare la storia di Napoleone

* La famiglia Bonaparte

* (RU) Napoleone in Russia



Predecessore: Re d'Italia Successore:

Francesco II 1805 - 1814 Vittorio Emanuele II (dal 1861) I

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